SCORGERE LA SANTITÀ

Carissimi giovani,

eccoci al nostro ultimo appuntamento con lo sguardo di Gesù che ci ha accompagnato in questo anno e dal momento che “Tutti i salmi finiscono in gloria”, come recita un famoso proverbio, anche noi desideriamo concludere lodando Dio per un dono grande ricevuto il giorno del nostro Battesimo: la santità.

 

Tutti siamo chiamati a diventare santi, a camminare su questa via che ha un nome e un volto: Gesù.

Eppure Gesù nei Vangeli non nomina mai la parola “santo” o “santità”. Come mai? Da buon ebreo conosceva sicuramente l’espressione del Levitico 

Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo (Lv 19,2).

Subito nella nostra testa parte il film sui molteplici sacrifici che dobbiamo fare per guadagnarci la santità perché Dio ci ha detto di fare così e di imitarlo!

Ti do una bella notizia: puoi riavvolgere il nastro, perché questa frase dice l’esatto contrario: “Tu puoi essere santo perché io, il Signore, sono Santo! Lascia fare a me, fidati di me, tieni fisso lo sguardo su di me, al resto ci penso io!”. Questa è la garanzia della nostra santità, che altro non è se non imparare a guardare tutto con lo sguardo di Dio; è una chiamata a cui siamo liberi di rispondere e in questa libertà ci possiamo provare, cadere, rialzarci, fare passi indietro e passi in avanti, cercare e trovare, affidarci a Lui sapendo che è sempre Lui a fare il primo passo verso di noi, perché ci ama.

 

Don Bosco ripeteva sempre che “in ogni giovane, anche il più infelice, c’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda e farla vibrare”.

Gesù non parla di santità in maniera esplicita ma ci mostra come diventare santi guardando tutto e tutti con gli occhi del Padre, riuscendo a scorgere in ciascuno il bene, la corda della santità da far vibrare insieme a Lui.  

Pensiamo allo sguardo di Gesù verso Pietro. Seppur consapevole della sua impulsività, del suo temperamento, del tradimento che avrebbe subito, Gesù non ha mai smesso di guardarlo con gli occhi della misericordia perché ha riconosciuto in Lui il germoglio della santità che è, infatti, cresciuto portando Pietro ad essere il primo apostolo a guidare la Chiesa appena nata, fino alla scelta di dare la vita per Gesù e oggi Pietro è diventato San Pietro.

Pensiamo alla Maddalena dalla quale Gesù aveva scacciato sette demoni. Non ha forse visto il seme della santità posto in lei guardandola e amandola profondamente per ciò che era e non per quello che poteva offrire di sé? Ed ecco che oggi noi preghiamo Santa Maria Maddalena, la donna che ha scelto di rimanere accanto a Gesù fin sotto la Croce e che al mattino di Pasqua va al sepolcro, incontra Gesù e diventa la prima annunciatrice della Sua Risurrezione.

Pensiamo allo sguardo di Gesù verso il buon ladrone durante la Crocifissione. Gesù scorge nel cuore di quell’uomo un vero pentimento e gli promette il Paradiso… la tradizione gli attribuisce il nome di Disma ed oggi noi preghiamo San Disma.  

Noto a tutti è lo sguardo che Gesù rivolge a Levi, seduto al banco delle imposte, perché scorge nel suo cuore il desiderio di essere amato, di poter tramutare la riscossione delle tasse, dove tutto ha un prezzo, in amore gratuito ed oggi noi conosciamo Levi come San Matteo.

Pensiamo a Marta che, nonostante le lamentele per essere stata lasciata sola a servire, è capace di fare una delle professioni fede più belle, in un momento difficile come la morte del fratello Lazzaro: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo” (Gv 11,27). Gesù coglie il suo seme di santità ed oggi noi preghiamo Santa Marta.

Gli esempi potrebbero andare avanti per pagine e pagine…

Gesù ha aiutato uomini e donne a diventare ciò che il Padre ha pensato per loro: santi!!! Lasciati accompagnare da Gesù in questo cammino che ha come meta la santità, sii aperto allo Spirito Santo e all’originalità di Dio che con noi compie davvero meraviglie.

Non avere paura della santità (…) perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere”. (Papa Francesco, Gaudete et exultate n° 32).

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