Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.
Lc 1, 30-33
Benvenuti e bentornati nella nostra rubrica sui centenari francescani, celebrazioni che dall’anno scorso ci accompagneranno fino al 2026, quando celebreremo gli ottocento anni dal transito di San Francesco. Il primo centenario, festeggiato a novembre dello scorso anno, è stato quello degli ottocento anni dalla Regola bollata e ora ci stiamo soffermando sulla seconda celebrazione: gli ottocento anni dal presepio di Greccio. E che cosa sarebbe? A dicembre dell’anno scorso sono stati esattamente ottocento anni da quando, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1223, Francesco volle realizzare la prima rappresentazione della nascita di Gesù. Era una nuova Betlemme, in un piccolo paesino dell’Umbria di nome Greccio, che si vide quella Santa notte e da quest’evento nacque il presepe che noi tutt’oggi ancora realizziamo ogni anno nelle nostre case.
Francesco era un uomo estremamente affascinato dall’Incarnazione di Nostro Signore, cosa che non si dimenticò di trasmettere ai suoi frati e a quanti incontrava lungo la via. Amava contemplare il corpo del Signore, in quel piccolo Bimbo che quella notte venne al mondo. Un Dio che si fa così piccolo?! Così vulnerabile?! Che nasce così solo e abbandonato da tutti?! Perché? Che Dio è? Un Dio che poi è stato capace di farsi ancora più piccolo e misero sulla Croce solo per dirci quanto ci ama e che possiamo non avere paura di Lui.
E San Francesco questo Dio lo amava, e lo contemplava dalla Mangiatoia alla Croce perché, dopo averlo incontrato, ha iniziato a nutrirsi del Suo Amore, e ad un certo punto questo Signore diventò il suo Tutto e non poteva più far a meno di Lui. Era l’unico che saziava il suo cuore assetato di Infinito. È l’unico che tutt’oggi può saziare il nostro, di cuore, anch’esso assetato di gioia vera e felicità eterna.
E allora chi è questo Dio che può ed è così tanto per noi? Ce lo dicono i Vangeli. In particolare, oggi, il Vangelo dell’Incarnazione secondo Luca. Gesù ancora non è nato e già fa un gran casino, scombussolando la vita in primis di sua madre, Maria.
Lei, infatti, era probabilmente una ragazza appena adolescente quando un Angelo entrò a casa sua e la salutò in un modo un po’ strano: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Era un saluto che Maria, che le Scritture le sentiva fin da bambina, non poteva non riconoscere, perché era un saluto che la collegava ad una profezia sul Messia! Il popolo ebraico tutto, infatti, (di cui sia Maria che successivamente Gesù faranno parte), era in attesa di un Salvatore che liberasse il popolo, eletto da Dio, dalle sue schiavitù, perché così era stato rivelato tramite dei profeti. Tutti si aspettavano un Salvatore potente, che liberasse il popolo dalle dominazioni straniere. Nessuno si poteva immaginare che la liberazione promessa fosse un’altra, e che il Messia sarebbe nato in una stalla dal grembo di una ragazza vergine.
Maria quindi riconosce il saluto, e sa che in qualche modo è collegata al mistero di un Dio che viene a salvare il suo popolo. Questo la turba, perché in tutta la sua umiltà non pensa di poter essere proprio lei la prescelta per compiere le promesse di Dio. Ma Maria è anche una donna di grande fede, e sa che Dio può tutto! E si fida, arrivando a dire quel famoso atto di completo abbandono fiducioso a Dio che chissà quante volte abbiamo già sentito: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua volontà”. Non ha capito tutto di ciò che le accadrà, ma si fida totalmente di un Dio che sa che è buono e a cui nulla è impossibile. È come una bimba in braccio al Papà: non ha paura perché Lui c’è.
Ora, si potrebbe pensare che per lei, nata senza peccato originale e, abituati come siamo ad immaginarcela nata Santa, sia stato quasi semplice dire di sì al Signore. Analizzando più attentamente la storia possiamo però vedere che non è stato così. Maria, infatti, era promessa sposa di Giuseppe, il che significa non solo che rischiava di perdere il suo sposo dicendo quell’eccomi, ma per la legge ebraica di duemila anni fa doveva addirittura essere lapidata e morire. Era questa la condanna per tutte quelle donne considerate adultere e che si trovavano incinte prima del matrimonio. Più avanti nello stesso Vangelo, infatti, ci viene raccontato proprio di come Giuseppe riflette su tutte queste cose, e alla fine decide di ripudiarla in segreto per non farla morire (interverrà poi ancora un Angelo a dirgli di non lasciare la sua amata).
Dunque, riflettendoci un po’, possiamo dedurre come per lei non deve essere stato affatto facile dire di sì ai piani di Dio: rischiava prima di tutto la vita; poi il matrimonio e la vita felice con il suo amato, che forse si era da sempre sognata; per buttarsi a fare una cosa che non sapeva neanche bene cosa fosse. Eppure si fida, e davanti a Dio dice di sì. Addirittura corre da Elisabetta sua cugina, che sapeva essere incinta anche lei perché l’Angelo glielo aveva detto, per gioire con lei! E lì, davanti alla lei, pronuncerà una delle preghiere di lode più famose al mondo: il Magnificat.
Questo suo atto coraggiosissimo la renderà Madre di Dio, del Salvatore, dell’Onnipotente. Lei, ragazza umile di una città dimenticata in Israele, sarà il tramite di un Dio che viene nel mondo.
Questo è capace di fare il Signore ogni volta che, anche quando non capiamo tutto di ciò che ci succede, ci lasciamo guidare fiduciosi da Lui. In mezzo alle tempeste, ai deserti e alle crisi che a volte inevitabilmente viviamo, se non scappiamo e lasciamo che il Signore venga in noi, poi succede che Lui nasce veramente! E fa fiorire anche i deserti più aridi; ridona gioia lì dove noi non ce l’aspetteremmo più; abita e cura pure le ferite più profonde. Se anche noi, come Maria e il suo grembo vuoto di vergine, abbiamo il coraggio di lasciare spazio a Dio senza per forza voler capire tutto, poi succede che il Signore scende veramente in te, e con Lui la Sua Pace, la Sua Gioia, la Sua Vita, fino a non poterlo più trattenere! E noi, come Maria, diamo alla luce il Signore! E diventiamo testimoni luminosi per il mondo dell’Amore che Lui ci dimostra! Quel mondo che a volte non Lo conosce, eppure, forse non lo sa ma sta aspettando solo Lui.
Emma