Cuore al rovescio

Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

(Mc 9, 33-37)

 

Non ha un nome, non ha un volto, non ha un’età. Non sappiamo neppure se fosse lì per caso o se conoscesse bene Gesù. Eppure è proprio un bambino a svelare agli uomini di ogni tempo il segreto del cuore di Dio.

Eh sì, perché in questo brano del Vangelo noi non scopriamo cosa fanno o non fanno i bambini: leggendo e ascoltando questo racconto, noi impariamo come ama Dio! Il vero protagonista è il cuore.

Anzi! sono due cuori: quello dell’uomo e quello di Dio. Due cuori che si incontrano e si confrontano. Da una parte i discepoli, che percorrono tutto il tragitto parlando tra di loro su chi sia il migliore, il più bravo, il più grande. Dall’altra parte Gesù che, con pazienza, chiede di ritornare a ciò che davvero è essenziale: vivere custodendo un cuore e uno sguardo da bambino. Perché il più delle volte, affrontiamo la vita con un cuore appesantito, con uno sguardo incapace di vedere il bene, con il pensiero di chi ha smesso di sognare e si lascia fermare dall’apatia delle proprie sicurezze. Oppure il nostro sguardo è costantemente puntato sul futuro e su obiettivi e standard da raggiungere.

“Chi è il più grande tra noi?!” Questa domanda non appartiene solo ai discepoli, ma risuona forte nella nostra vita ogni volta che siamo chiamati a fare delle scelte o a confrontarci con la diversità di chi ci sta di fronte.

“Chi è il più grande tra noi?”….

“Chi riuscirà a ottenere il lavoro più prestigioso (anche a costo di mettere i propri sogni da parte)?”….

“Chi riuscirà a far prevalere il proprio pensiero, abbattendo ogni possibilità di dialogo?”…

 

Il cuore dell’uomo rischia spesso di dimenticarsi che dell’altro ci si può fidare e che pretendere di non sbagliare mai è solo un’illusione. Il cuore dell’uomo rischia di perdere tante energie nel controllare se stesso e gli altri, quando invece gli basterebbe diventare “casa accogliente” per gustare la gioia di essere spazio di fecondità. Il cuore dell’uomo molte volte crede alla più grande delle menzogne: pensare che la benevolenza degli altri sia qualcosa da guadagnare o (peggio) da comprare.

Gesù oggi viene a capovolgere le nostre logiche di grandezza: grande è chi si fa piccolo! Il cuore di Dio sa guardare oltre le apparenze; sa scrutare la profondità dell’uomo per vederne tutta la bellezza. Il cuore di Dio ci ricorda che, se davvero vogliamo essere “grandi”, dobbiamo riscoprire la spontaneità dei bambini, la fiducia nel prossimo e la capacità di vedere dentro un piccolo seme già un albero rigoglioso.

Diventare come bambini significa saper dire, con semplicità: “Non sono capace!”, senza pretendere di farcela da soli. Ritornare come bambini non significa farsi da parte o assumere comportamenti infantili e di dipendenza! Al contrario, Gesù ci vuole donne e uomini capaci di assumere con responsabilità le nostre scelte, sapendoci custoditi dallo sguardo del Padre che non ci lascia mai soli. Donne e uomini con cuori di bimbi, capaci di meravigliarsi per le piccole cose, capaci di ridere mentre ancora stanno piangendo, di perdonare e di chiedere scusa. Capaci di rifugiarsi dentro l’abbraccio di mamma e papà nei momenti di paura, tristezza, gioia, tranquillità, consapevoli che

 

[…] nell’abbandono confidente sta la vostra forza (Is 30, 15)

 

E questo ce lo insegna anche Madre Chiara: alla fine di questo mese di Settembre, in cui sono ricominciati impegni e attività, la sua preghiera risuona forte nelle nostre vite e ci chiama ad attraversare il quotidiano nella certezza di non essere soli, ma custoditi da un Padre buono e tenero.

In Te Domine speravi!

…vale a dire: voglio imparare a riscoprire il mio cuore di bambino, capace di lasciarsi prendere per mano e condurre su strade inaspettate, con quella meraviglia che fa brillare gli occhi e aprire il nostro cuore alla consapevolezza che…

Dio sa quello che fa!

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