La casa sulla roccia: Dio è roccia di fedeltà!

Ciao a tutti! Sono Martina, una riabilitatrice psichiatrica ed attrice (riabilitattrice!) e accolgo con gioia l’invito di dare testimonianza dell’esperienza vissuta durante il servizio al ritiro per le famiglie “La Casa sulla Roccia” : che lo Spirito guidi me che scrivo e te che leggi, in tutte le nostre vie.

Lo scorso aprile arrivai al Corso Zero sufficientemente “rotta”, ma con una sete di verità inestinguibile; verità che sapevo non venire da me, visto il cumulo di scelte ed esperienze poco feconde che mi portavo appresso. In quel kairòs, Dio, anzitutto, mi ha mostrato il suo volto e lo ha fatto nel Figlio suo, Gesù. Quello sguardo mi ha stanata, mi ha dichiarato un amore vivo, reale, a priori. Lui mi stava attendendo, voleva rivelarsi: «Martina, sono Gesù e Dio è tuo Padre. Gli appartieni, sei sua. Tu, Martina, vali il sangue di Cristo, il mio sangue». Una spada d’amore che mi ha inchiodata alla gioia, alla benedizione, alla lode. Durante questo corso, le grazie sono state moltissime, tra cui l’aver conosciuto le Angeline. Rimasi attratta dalla loro gioia, dalla libertà e dalla pienezza con cui vivevano la loro vita. Decisi di volerne sapere di più di quella bellezza e, da allora, le Angeline sono diventate “casa”. Per questo, al loro invito a collaborare per il percorso degli adolescenti durante il ritiro ho, immediatamente, detto «Sì!», pur non avendo la minima idea di cosa avrei dovuto fare. Ho detto «Sì!» semplicemente perché sono stata chiamata, in fondo «Dio sa quello che fa».

Seppur non mi era mai capitato di affrontare la tematica della figliolanza, correlata ai miei studi e seppur non avevo mai lavorato con degli adolescenti trattando certe tematiche attraverso il linguaggio teatrale e del corpo, il mio cuore era certo, certissimo, che proprio in virtù di tutte queste debolezze, sarei stata forte. Forte con Dio, perché davvero Lui è la roccia di fedeltà. Se Dio chiama, Dio opera. Ed Egli non solo mi ha sostenuta nel portare avanti lo specifico servizio per i ragazzi, no! Dio Padre chiamava me sul monte per contemplare la trasfigurazione di Gesù e dirmi: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Il mio desiderio assoluto di essere sempre più sua figlia, sempre più chi sono in Lui, ha ricevuto una lunga carezza, delle più tenere e dolci.

Non solo, questo amore si è reso concreto, manifesto, per la prima volta con una luce piena di gloria – trasfigurata! -, nella presenza delle famiglie, di quelle coppie, di quei figli, così belli, così autentici, così “di Dio”. Teoricamente, sono andata per donare qualcosa e ho ricevuto millemila volte tanto. È Dio Padre, in Gesù, che ci serve per primo, che ci lava i piedi, che ci corre incontro, ci si getta al collo e ci bacia.

Durante tutta l’esperienza, l’abbondanza dei suoi doni è stata zampillante: dalle letture, alla fraternità con le famiglie ed i ragazzi; dall’amicizia con le Angeline, all’esperienza “battesimale” a San Pietro… queste e un’infinità di altre cose, mi hanno fatta essere beatamente piccola. Sì, una piccola esultante, come Maria quando canta il suo Magnificat.

La gioia di Dio è vera. Siamo, sono la sua gioia e lo fa capire, senza mezzi termini. Siamo i prediletti e lo dimostra. Siamo gli amati e lo afferma, lo sottolinea, lo proclama.

Potrei continuare per chissà quanto a raccontare la beatitudine di quel fine settimana, ma vi voglio bene e mi fermo qui, con una gratitudine che ancora trabocca.

Grazie a Dio che mi ha affidato i suoi figli per farmi essere figlia.

Grazie alle Angeline che, guidate dallo Spirito, mi hanno interpellata.

Grazie a tutti i fratelli e sorelle che sono stati Provvidenza, testimonianza e segno di una promessa grande di Dio per me.

In conclusione, se dovessi sintetizzare tutto ciò che ho scritto in una frase, cosa direi?

Questo: lasciarmi amare è servire Dio.

Martina

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