LO SGUARDO DI GESU’ – OCCHI PENETRANTI

Bentrovati cari giovani! Siete pronti a cominciare questo viaggio alla luce dello sguardo di Gesù?

 

Abbiamo anche un’arma in più: la Quaresima! Per carità…non pensiamo subito alla penitenza o a quanti “fioretti” possiamo fare!!! Spesso, così, nutriamo solo il nostro ego perché basiamo tutto su ciò che “io” scelgo, che “io” faccio; la Quaresima è, invece, il tempo di Dio, tempo di conversione, di cambiamento di direzione, di prospettiva, di sguardo, per leggere e abitare situazioni, eventi, relazioni con lo stesso sguardo di Gesù. È una sfida decisamente ardua…ma quanto sarebbe bello se, dopo questi giorni, vivessimo la meravigliosa esperienza di sentirci guardati da Gesù come solo Lui sa fare!

 

Lasciamoci accompagnare da un celebre passo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,35-42) tutto giocato sugli sguardi più che sulle parole…perché non è una “questione di feeling”, come cantavano Cocciante e Mina, ma è puramente una questione di sguardi!

 

Il giorno dopo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì- che tradotto significa maestro -, dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa – che significa Pietro».

 

In otto versetti, sei riferimenti allo sguardo… ma che occhi ha Gesù?

Il verbo greco, tradotto con “fissare lo sguardo”, significa proprio guardare con intensità, con penetrazione, perché gli occhi di Gesù sono occhi che accarezzano e che scendono in profondità centrando proprio la domanda che ti porti dietro: “Che cosa cercate?”. Gesù non dà soluzioni o definizioni impacchettate ma inizia e finisce con le domande, interrogativi che danno voce a quello che ti abita il cuore, che scende dentro i tuoi desideri più veri e più intimi.

In questo tempo di Quaresima lasciati interrogare da questa domanda: “Tu che cosa stai cercando? Chi stai cercando?”. Solo scavando a fondo nel cuore, senza paura, arriverai a Gesù, a quegli occhi penetranti che ti rivelano la verità di te! Per i discepoli è stato subito così, è bastato sentirsi guardati da Gesù per rispondere con quell’apparente domanda, “Dove abiti?” che, in realtà, vuol dire: “Cerchiamo te, Gesù, vogliamo stare un po’ con te, conoscere il tuo cuore, i tuoi sogni, le tue emozioni”.

Fermarsi e guardarsi! In una società come la nostra, tutta protesa alla fretta, alla produzione e all’efficienza, pensate quale grande conversione, quale grande cambiamento apporterebbe nel nostro modo vivere la vita, la fede, la testimonianza. In questo passo del Vangelo non si racconta nessun miracolo, nessun prodigio, nessuna parola sui discorsi fatti in casa…non c’è bisogno… è sufficiente il primato dello sguardo di Gesù e dello sguardo dei discepoli!

In questo tempo di grazia, quindi, accogliendo anche un invito di Madre Chiara, concediti questo regalo: il primato dello sguardo di Gesù che incontra il tuo e del tuo che incontra il Suo!

Guarda di frequente il Crocifisso:

occhi dell’Amore tutto donato, anche solo per cinque minuti al giorno, perché questo farà molto bene alla tua anima, al tuo cuore, alla tua vita.

 

Vi lascio con un piccolo aneddoto tratto dalla vita di S. Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars.

 

Nella vita del Santo Curato d’Ars si racconta di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava nella chiesa parrocchiale, e si sedeva nell’ultimo banco. Non aveva libri di preghiere con sé perché non sapeva leggere; non aveva tra le mani nemmeno la corona del rosario. Ma ogni giorno, alla stessa ora, arrivava in chiesa e si sedeva nell’ultimo banco…e guardava fisso il Tabernacolo. San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo strano di fare, dopo aver osservato quel suo parrocchiano per qualche giorno, gli si avvicinò e gli chiese: “Buon uomo…ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?”. Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo rispose al parroco: “Nulla, signor parroco…io guardo Lui e Lui guarda me”. E subito, riprese a fissare il Tabernacolo. Il santo Curato d’Ars descrisse quella come una tra i più alti segni di fede e di preghiera.

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