Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
(Vita prima, cap. XXX)
Benvenuti e bentornati a tutti in questa rubrica sui Centenari francescani, alla scoperta della bellezza che queste celebrazioni (che dall’anno scorso ci accompagneranno fino al 2026) raccontano.
Il primo Centenario, celebrato a novembre scorso, è quello della Regola bollata, documento che accompagna la vita di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, rimangono affascinati da san Francesco e dal suo carisma. Tra questi, ci siamo soffermati a parlare dei giovani francescani, o Gi.fra, un gruppo di ragazzi che cerca di andare in contro al Signore proprio seguendo le orme del poverello di Assisi.
Abbiamo approfondito, a partire dai primi tre pilatri racchiusi nello statuto della gioventù francescana (documento che ha la sua origine nella Regola scritta da San Francesco per il terz’ordine laico), alcuni tratti portanti del carisma francescano. Concludiamo oggi la nostra ricerca, nella bellezza della Regola bollata, con l’ultimo pilastro: “l’Eucaristia come centro”.
Questo pilastro, in realtà, nell’ordine sarebbe il primo, e non l’ultimo, tra i quattro. Proprio per questo lo tratteremo per ultimo, perché essendo l’Eucaristia un tratto assolutamente centrale della vita di san Francesco, di cui era fortemente innamorato, ci permette di fare un ponte con il secondo Centenario: gli ottocento anni dal Natale di Greccio.
Ma andiamo con ordine, cos’è l’Eucaristia? E perché Francesco ne era così attratto?
Non si può dare una risposta esauriente a questa domanda che, come tutte le cose che hanno a che fare con il Signore, restano sempre un po’ un mistero.
Il bello però, è che non abbiamo bisogno di sapere tutto per assaporare anche noi la bellezza enorme di questo sacramento (perché si, l’Eucaristia è un sacramento, come la Confessione, il Battesimo, la Cresima…). L’unica cosa di cui abbiamo bisogno, è il desiderio di contemplare qualcosa (o Qualcuno?) di sorprendentemente grande e vitale.
Perché dico questo? Ebbene, perché l’Eucaristia, come tutti i sacramenti, ha la sua origine nella Pasqua, ossia nella Passione, Morte e Resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, che per Amore nostro ha decido di farsi uomo, Lui che era “solo” Dio, per venirci a salvare. E come ci ha salvati? Annunciandoci che agli occhi di Dio noi siamo figli amati, e non abbiamo alcun motivo valido per avere paura di Lui.
Anzi, il nostro cuore ha sete dell’Amore infinito che il Signore ha per noi, e non è appagato e felice fino a quando non l’ha incontrato! Perché si, se Dio è venuto sulla terra era per incontrarci uno ad uno, e ancora adesso (e forse più di allora) grazie allo Spirito Dio è incontrabile! Si può avere una relazione, un’amicizia con Lui! E quest’amicizia è l’unica che risponde pienamente al nostro desiderio di Amore incondizionato e di vita piena.
L’Amore di Francesco, e di tante altre persone, per l’Eucaristia, si innesta in questa amicizia profonda e bellissima. Perché, se è vero che abbiamo lo Spirito a permetterci una relazione con Dio (lo Spirito stesso infatti è egli stesso Dio), è anche vero che abbiamo un corpo, e con esso un desiderio grande di qualcosa che sia sempre anche fatto di “ciccia”, contatto, corporeità.
Ebbene, nell’Eucaristia il Signore si fa carne di nuovo ogni volta per noi! Si fa “toccabile”, “guardabile” e contemplabile per ognuno! In Essa, è l’Amore Suo dato sulla Croce che si fa di nuovo presente ai nostri occhi! In un pezzo di pane Dio ci dice di nuovo che di Lui possiamo fidarci e non aver paura, perché è nostro Papà e null’altro vuole per noi che non sia bene, felicità, vita piena con Lui!
Mangiando di quel pezzettino di Pane, poi, non solo possiamo guardare e toccare Dio, ma addirittura il Signore ci fa il regalo di poter per così dire “entrare” in Lui, diventandogli sempre più simili come all’origine di tutto. Facendosi Pane, ha annullato ogni distanza possibile tra il cielo e la terra, come quando circa duemila anni fa ha deciso di farsi Bambino solo perché di fronte ad un neonato, che ha bisogno di tutto e dipende in ogni cosa dalla mamma, noi possiamo non pensare che il nostro sia un dio padrone, ma renderci conto che Dio è Amore e che ci è Padre.
Per questo Francesco amava l’Eucaristia, perché era innamorato di Dio.
E per questo, quando nel Natale di ottocento anni fa, a Greccio, ha voluto vedere “con gli occhi del corpo” quanto è accaduto in quella notte Santa, dopo aver allestito tutta la scenografia (la capanna, l’asinello, il bue… il primo presepe della storia), l’unica cosa che ha chiesto ed a cui ha partecipato, è stata la celebrazione dell’Eucaristia sopra la mangiatoia preparata per l’occasione.
Emma