MARCOS POU: IL CHIAMATO DA DIO

[…] La vita comunitaria, in famiglia, in parrocchia, nella comunità religiosa o in qualunque altra, è fatta di tanti piccoli dettagli quotidiani. Questo capitava nella comunità santa che formarono Gesù, Maria e Giuseppe, dove si è rispecchiata in modo paradigmatico la bellezza della comunione trinitaria. Ed è anche ciò che succedeva nella vita comunitaria che Gesù condusse con i suoi discepoli e con la gente semplice del popolo.

(Papa Francesco, GE 143)

 
Marcos Pou nasce il 20 settembre 1991 a Barcellona. Figlio di due genitori cattolici è il secondo figlio di sei.

Sin da piccolo frequenta ambienti cattolici. Alla tenera età di 12 anni esprime il desiderio di diventare sacerdote ma “senza sapere perché”.

Nel tempo perde questo desiderio verso la consacrazione ed aumenta l’inquietudine. Inizia a perdere l’interesse per la messa e Dio, per qualche tempo infatti la vita si “riduce al calcio e alle ragazze” con cui il rapporto rimane sempre ambiguo. Un pomeriggio va a trovare una ragazza con cui ha avuto una storia, esce da casa di lei, si gira per salutarla e la porta è già chiusa. “Lì ho avuto un’intuizione: no, io non sono fatto per trattare così e per essere trattato così”. Nonostante la delusione non smette di credere che ci sia qualcosa di più grande, per questo si ferma spesso davanti al silenzio del mare o ad un tramonto, ammirando sempre le meraviglie del creato.

La sua fede aumenta sempre di più e da collegiale inizia a frequentare il movimento di “comunione e liberazione” accompagnato da un gruppo di professori. Prova molta stima e ammirazione nei loro confronti, affascinato dalla passione che hanno per la vita, per ciò che spiegano e dall’amicizia che hanno tra loro, decide di passare con loro anche il tempo libero, partecipando quindi alle gite e alle catechesi che organizzano con il movimento.

Del movimento, infatti, rimane colpito dal fatto che “la persona umana è stata creata con un cuore che anela al bene, alla bellezza e alla verità, e che solo Cristo è capace di rispondere a questi desideri dell’uomo”.

La madre racconta che a sedici anni hanno visto qualcosa in lui del quale erano convinti non avergli trasmesso, era “una gioia strana, la gioia piena della fede”. Lei, infatti, si definisce cristiana in ricerca; dice ancora: “non riuscivamo mai ad essere all’altezza del Dio che conoscevamo”. Per questo anche i genitori iniziano un cammino nel movimento. Negli scritti ritrovati, Marcos definisce questo come “uno dei doni più grandi di Dio” il poter fare questa strada insieme a loro.

Terminato il liceo si iscrive alla facoltà di fisica meravigliato dalle stelle e dall’universo che lasciano traccia del Creatore, ancora una volta compare la domanda vocazionale che però poi si affievolisce. Anche in quell’ambiente si radicalizza con gli amici di CL promuovendo convegni per studenti.

A Madrid si innamora di una ragazza, “il cuore più bello che io abbia incontrato”. Il loro rapporto si definisce immerso in un desiderio di eternità, però con grande fatica decide di lasciarla perché sente che il Signore gli sta chiedendo altro.

A 20 anni svolge la prima attività di volontariato missionaria a Calcutta, dove il suo cammino di fede inizia a farsi sempre più profondo. Al ritorno partecipa alla GMG di Madrid e inizia un cammino di discernimento vocazionale per una possibile vocazione al sacerdozio.

Si dedica sempre alla parrocchia, ai bisognosi e all’università. Ogni venerdì pomeriggio dopo le lezioni partecipa all’adorazione eucaristica invitando amici e familiari. Si interessa sempre a tutti e vuole donarsi, un amico infatti racconta che “se non usava bene il tempo, aveva dolore”, per questo lava i piatti in casa o passa i giorni in un lebbrosario in India: il valore per lui è identico.

L’11 febbraio 2015 entra nel seminario Conciliare di Barcellona, pochi istanti prima della partenza i genitori gli scrivono un messaggio “adelante Marcos, siempre!” perché lo strappo è grande, ma la promessa del Signore infinita.

10 giorni dopo muore in un incidente stradale su uno scooter. La madre racconta che la notte in cui è morto ha dialogato con Dio dicendo: “Sì, Signore, sì a tutto”. La morte di Marcos viene definita dal padre come “una vocazione, un regalo doloroso, ma un regalo. Non è possibile non vedere quello che sta fiorendo intorno a noi”.

Il 22 febbraio di quello stesso anno il corpo di Marcos viene depositato con il cero nella cappella dei martiri del seminario dove vengono svolte le cerimonie funebri.

Marcos è sepolto al cimitero San Gervasio dove, ancora oggi, molti vengono ad affidarsi alla sua intercessione.

Nell’ultima testimonianza fatta ad un gruppo di giovani dice: “Dio è capace di metterti una cosa nel cuore e di permettere che tu viva come se non l’avesse messa. Dio non forza mai. Fa solo una proposta. Poi ci sono le conseguenze dell’assecondarla o no ma questo è un altro tema…”.

(fonti: https://www.marcospou.com/quien-es-marcos-pou/,
https://it.clonline.org/storie/mondo/2016/07/01/s%C3%AC-a-tutto)

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