FILIPPO BATALONI: UNA GOCCIA DI PARADISO SULLA TERRA

Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23). […] La parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine.

(Papa Francesco, GE 63-64)

 
Filippo Bataloni nasce il 2 giugno 2006.

Il giorno del Battesimo, alla domanda di rito del sacerdote: “Cosa chiedete per Filippo?”, i suoi genitori rispondono: “La vita eterna”. Una profezia, perché qualche anno dopo saranno chiamati proprio ad accompagnare il loro primo figlio alla festa del Paradiso.

Nel 2008, infatti, quando Filippo ha solo due anni, si manifesta per la prima volta la leucemia.

Nel mezzo del buio, con Filippo ricoverato e il secondogenito nato prematuro a sei mesi e in fin di vita, Stefano, il papà di Filippo, dice alla moglie Anna: “Faremo un terzo figlio. All’aggressione alla vita si può rispondere solo con la vita”.

Filippo inizia il primo ciclo di chemioterapia. Sua madre ricorda: “Filippo dà prova di essere un bambino forte e docile, si concentra sulle sue attività e non si lamenta di stare in un posto così angusto. […] fa puzzle, ascolta storie, gioca, disegna, guarda i cartoni animati. Sorride tanto e ogni giorno che passa fa o dice qualcosa di nuovo […]. Le ore passate in camera sterile con lui sono un regalo, lo osservo e non posso credere che il mio bambino stia vivendo questa prova”.

Dopo due anni di cure, per Filippo si prospetta la fine della terapia, ma gli esami al midollo rivelano che Filippo è in recidiva. Filippo viene di nuovo ricoverato in ospedale e inizia subito una nuova terapia. La strada è segnata: Filippo deve sottoporsi al trapianto di midollo osseo.

In tanti pregano per Filippo, anche dalla Francia e dal Sud America.

Il trapianto riesce bene e le cose iniziano a migliorare, ma un controllo eseguito a nove mesi dal trapianto, rivela che Filippo è di nuovo in recidiva. Filippo viene sottoposto a nuovi cicli di chemioterapia e ad un secondo trapianto di midollo.

Filippo migliora e il 17 marzo 2012, dopo 55 giorni in camera sterile, viene dimesso e il 2 giugno festeggia il suo sesto compleanno.

Ma la malattia ritorna appena un anno dopo. Di nuovo, per la terza volta, si susseguono cicli di chemioterapia e un trapianto di midollo.

Il controllo sul midollo del trentesimo giorno conferma la remissione completa della malattia e Filippo viene dimesso. Pian piano Filippo riprende energie e voglia di fare e ricomincia una vita normale.

Ma la malattia si ripresenta, per l’ennesima volta, l’anno dopo, il 27 agosto 2014. Filippo è in fase terminale: non ci sono più terapie che possano far sperare nella sua guarigione.

Durante questi anni di malattia, Filippo non si ribella, fatica umanamente, a volte piange, ma non maledice; anzi, accetta quella condizione che lo priva di tante cose belle e si rallegra di tutto quel che viene: pur chiuso in ospedale dice di essere felice. Nonostante i forti dolori, Filippo non si lamenta quasi mai.

La malattia, inoltre, rende Filippo incredibilmente maturo spiritualmente. A otto anni, sa di dover morire ma dice di non avere paura, perché sa che la sua destinazione è la Casa Celeste: “Io non ho paura di morire! Ci ho pensato, perché quando ero nella pancia della mia mamma mi giravo e rigiravo, le davo i calcetti e pensavo che tutta quella era la mia vita… ma sono dovuto passare nel pianto per entrare nella vita… e la mia mamma mi ha raccontato che ho pianto molto quando sono nato. Ora, se succede che muoio, devo solo passare nel grande pianto per entrare nella vita vera!”.

Domenica 14 settembre, Filippo fa la Prima Comunione. Ricorda sua madre: “Da quel giorno, ogni domenica Filippo vuole andare alla messa di don Stefano, perché sa che lì riceverà la Comunione e partecipa all’intera celebrazione: ascolta, cerca di concentrarsi, prega”.

Il mese di ottobre trascorre abbastanza sereno, a parte la polmonite che provoca in Filippo forti dolori. Sua madre ricorda: “È in questi momenti che invito Filippo a pregare. Siamo sul divano, lui cerca una posizione in cui trovare un po’ di sollievo, sistema i cuscini, si agita; infine, stremato, mi chiede: “Mamma, quando mi passa questo dolore?”. Rispondo: “Non lo so, Filippo. L’unica cosa che so è che se non riesci a farlo passare, puoi fare un’altra cosa: offrirlo a Gesù. Gesù è stato sulla croce per noi, anche per te. Con questo dolore che non passa tu stai completando il Suo, sulla croce. Non è inutile, se lo regali a Lui”. Filippo, docilmente, forse sfinito, annuisce”. E incominciano a pregare insieme.

Filippo, così, trasforma la sua sofferenza in preghiera e inizia a pregare per sette intenzioni, offrendo a Gesù il suo dolore:
Per Giacomo, il bimbo conosciuto all’ospedale di Monza, che presto farà il suo trapianto e ha solo due anni e mezzo. Per Giacomo, dunque, e per tutti i bambini che soffrono a causa di malattie: che Dio li protegga sempre.
Per nonno Italo, che soffre […]. E per tutti i nostri nonni.
Per Francesco e Giovanni (i suoi fratellini).
Per mamma e papà.
Per le persone che non credono, perché siano illuminate dalla grazia e trovino la fede.
Per le persone che non riescono ad avere bambini, perché possano averne o si aprano alla vita in altri modi e si sentano comunque genitori.
Per i bambini nelle pance. Per quelli che hanno dei problemi e rischiano di non nascere e per quelli che sono rifiutati dai loro stessi genitori: perché il Signore li protegga, li guarisca, li salvi.

A inizio novembre Filippo inizia a peggiorare.

Il 20 novembre 2014, dopo sei anni di battaglia, Filippo va in Paradiso all’età di otto anni e mezzo.

Filippo amava mettersi le magliette a rovescio, perché, come ricorda sua madre, “la parte esterna per lui contava poco, quello che era veramente importante era il dentro, senza scritte, senza stampe, senza nemmeno un piccolissimo logo. A lui non interessava che si vedessero cuciture o etichette, il lato che in genere si mantiene nascosto. Indossava così le magliette, spesso anche per uscire di casa, in un modo che a chiunque sarebbe parso un errore, e forse lo faceva anche per alleggerire la sua realtà dolorosa e faticosa: immedesimandosi in ciò che desiderava non era più un bambino malato in una stanza di ospedale, ma diventava di colpo una volpe, un ermellino […]. Allo stesso modo ci siamo resi conto che il Signore ha rovesciato la nostra storia di sofferenza e di paura e l’ha trasformata in una storia di amore e di speranza, ha illuminato quello che in genere resta nascosto, quello che agli occhi del mondo sembrerebbe un errore come le cuciture di una maglietta, mostrandoci la Sua bellezza e perfezione, così come Filippo trovava bello e perfetto vestirsi con la maglietta a rovescio”.

(testi tratti dal libro Con la maglietta a rovescio. Storia di Filippo Bataloni e dal blog piovonomiracoli 2.0)

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Guarda la testimonianza dei genitori di Filippo a Bel tempo si spera.

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