PIERANGELO CAPUZZIMATI: L’AMICO DI GESÙ

Infine, malgrado sembri ovvio, ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. È uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore. Non credo nella santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di sentimenti intensi.

(Papa Francesco, GE 147)

 
Pierangelo Capuzzimati nasce a Taranto il 28 giugno 1990. Primo di due figli, appare un bambino come tanti, anche se si distingue già da piccolo dai suoi coetanei per la profondità dello “sguardo e la serietà dei ragionamenti”. Fratello maggiore di Sara diventa un grande punto di riferimento per lei.

Sin dalla tenera età coltiva un grande amore per la lettura e la scrittura. I genitori raccontano che alle scuole medie Pierangelo scrive un tema intitolato “i sogni nel cassetto”, nel quale parla di vari progetti che ha per il futuro. Si avvicina così anche al mondo della recitazione.

Nel 2004, un anno dopo aver ricevuto la Santa Cresima, gli viene diagnosticata la leucemia. Il suo quarto anno ginnasio lo passa alternando ricoveri ospedalieri e lunghe degenze a casa. Grazie all’aiuto di un insegnante di latino e greco impara queste materie nuove ottenendo ottimi risultati e lasciando senza parole tutti i docenti durante i periodi in cui riesce a frequentare le lezioni.

Tutti notano il suo talento, cresciuto grazie alle letture sempre più impegnative che lo accompagnano durante le lunghissime giornate di convalescenza. Affascinato in particolare dalla filosofia, si immerge in varie letture, in particolare negli scritti di Sant’Agostino e nella storia della Chiesa.

Nell’estate 2005 si sottopone al trapianto del midollo osseo che sembra riuscire bene, ma non riesce a frequentare l’anno successivo a scuola visti i lunghi periodi di recupero. Nella primavera del 2006 sostiene gli esami per essere ammesso al primo anno liceo classico che supera con ottimi risultati raggiungendo la media del nove.

Nell’agosto 2007 si sottopone al secondo trapianto di midollo seguendo gli stessi protocolli di quello precedente: rimanendo a casa da scuola e studiando in autonomia, sorprendendo tutti ancora una volta con gli esiti raggiunti.

Durante gli anni della malattia, ogni volta che i medici gli danno il permesso, organizza dei viaggi con la famiglia facendo da guida e creando lui stesso gli itinerari. Coltiva così la sua passione per la fotografia.

In una testimonianza, sua cugina Clarissa racconta come, stando con Pierangelo, abbia sottostimato la gravità della malattia: il cugino infatti non mostra mai la propria sofferenza e il proprio dolore e spesso le dà una mano nello studio del greco e del latino senza esitare.

Grazie alla malattia, il soffio dello Spirito fa nascere in Pierangelo una grande fede. Da subito, infatti, si abbandona al suo “amico Gesù”, avvicinando sempre più alla fede tutti coloro che gli stanno attorno, genitori compresi. Viene infatti poi definito “padre” dai propri genitori. Coglie la malattia come dono.

Riceve l’Unzione degli Infermi da solo, ritenendo i genitori non pronti a quel momento e lasciandoli in una “bolla spirituale”, consapevole che la loro fede sarebbe maturata successivamente. Il 30 aprile 2008, poco prima del suo diciottesimo compleanno, nasce al Cielo.

La sua beatificazione è definita dal padre come il “compimento di quanto era accaduto negli ultimi giorni della vita terrena di nostro figlio”. Racconta infatti in una testimonianza che il 25 aprile di quell’anno, mentre guardano le immagini dell’esposizione del corpo di Padre Pio alla televisione, trova la forza di parlare a Pierangelo e di dirgli che cosa sta per accadere, andando contro ciò che gli consigliano i medici che non lo ritengono pronto. Pierangelo ancora una volta stupisce il padre con la sua reazione, gli parla di quanto sia importante per i cristiani il culto della preservazione del corpo dopo la morte; per questo, assieme alla moglie, decide di non cremarlo. Per il padre, in quel momento, inizia “una nuova vita”: si pone moltissime domande, ma decide di fidarsi del figlio quando dice che “i progetti del Signore sono insondabili per la mente umana, difficili da comprendere per una mente così piccola e limitata ma vanno interpretati con gli occhi della fede”.

(fonti: https://www.pierangelocapuzzimati.it/ e https://www.youtube.com/watch?v=-LUnGIqarEw)

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