Chiediamo al Signore la grazia di non esitare quando lo Spirito esige da noi che facciamo un passo avanti; chiediamo il coraggio apostolico di comunicare il Vangelo agli altri e di rinunciare a fare della nostra vita un museo di ricordi. In ogni situazione, lasciamo che lo Spirito Santo ci faccia contemplare la storia nella prospettiva di Gesù risorto. In tal modo la Chiesa, invece di stancarsi, potrà andare avanti accogliendo le sorprese del Signore.
(Papa Francesco, GE 139)
Lorena D’Alessandro nasce il 20 novembre 1964 a Roma, nella Borgata La Rustica.
Primogenita di tre figli, fin da piccola inizia a frequentare la parrocchia, nonostante la famiglia non sia molto religiosa.
A soli 10 anni viene ricoverata al Policlinico Gemelli, dove subisce un trapianto osseo a causa di un tumore alla gamba sinistra. Due anni dopo, il tumore si ripresenta e i medici, in accordo con i genitori di Lorena, decidono di amputarle la gamba pur di salvarle la vita.
Ricorda così la mamma di Lorena: “Non so ancora oggi spiegarmi come Lorena accettò tutto questo, io mi ribellai tremendamente. Era lei che consolava me, il papà e tutti, e per ognuno aveva una parola di speranza e di fiducia. Ci diceva: «State tranquilli, sono sempre la stessa, sto bene, farò tutto ugualmente anche con una gamba ortopedica»”.
Gli anni passano: Lorena studia al liceo classico, fa la catechista, suona e canta nell’animazione della Messa ed entra a far parte del gruppo parrocchiale del Rinnovamento dello Spirito Santo.
Lorena ha fretta di fare, di rendersi utile: sa che da un momento all’altro il tumore potrebbe nuovamente manifestarsi.
I suoi amici la ricordano sempre impegnata, sensibile e pronta ad aiutare gli altri; ammirano il suo coraggio e la sua disponibilità.
Nel 1980 Lorena inizia a scrivere il suo diario spirituale: “Ho capito che la mia felicità è e sarà sempre nel servire la felicità degli altri; io potrò aiutare il mondo se agisco con amore, a forza di amore, a colpi di amore; sento fortissimo in me il desiderio di darmi agli altri; voglio bene a tutto il mondo. Sono tanto provata, ma ho Gesù con me e vicino a me, colui che non mi tradirà mai… perciò perché avere paura? Nel dolore ho capito che la cosa più importante è vivere l’amore, d’amore per il Signore e per i fratelli”.
Lorena manifesta il desiderio di laurearsi in medicina per partire missionaria e curare i sofferenti, soprattutto i bambini. Così scrive nel suo diario: “Voglio partire missionaria. Andare da chi può avere bisogno di me. Il mio sguardo è la dove i bimbi muoiono aspettando forse anche il mio aiuto!”.
Nell’estate del 1980, al rientro da un pellegrinaggio a Lourdes, la sera dell’8 settembre, Lorena scrive il suo testamento, in cui dà anche precise disposizioni per il suo funerale.
Io, Lorena D’Alessandro, esprimo, nel pieno delle mie facoltà mentali, le ultime volontà (che vi prego di rispettare).
Il mio corpo dovrà essere tumulato nella terra, in una bara, il più semplice possibile.
Non voglio fiori al mio funerale, i soldi che devono essere così inutilmente spesi, siano inviati come aiuto alle missioni dei padri Benedettini Silvestrini.
Vorrei che il rito fosse concelebrato dai sacerdoti della mia parrocchia […]; sull’esempio di tutti loro ho capito cosa vuol dire vivere in Cristo e per Cristo.
Vorrei che ad animare il rito fossero i miei fratelli catechisti: cantino inni di gioia perché la morte è una liberazione, è un passare alla gioia eterna.
Non voglio assolutamente che si porti lutto. Non servitevi di banali atti esteriori, ma serbate il mio ricordo nel cuore; non piangete, ma gioite per me, perché finalmente, se il Signore mi riterrà degna, potrò partecipare alla gioia eterna.
Se le condizioni della mia morte lo richiedessero, sia autorizzata l’autopsia.
Dono tutti i miei organi, se le malattie che ho avuto lo permetteranno, a chi soffre.
[…]
Lascio (come scrisse Follereau) tutto il bene che ho fatto, lascio i poveri del mondo, lascio chi soffre nello spirito e nel corpo, alle preghiere di tutti.
Scusatemi se chiedo molto, ma vi scongiuro di rispettare quanto ho scritto.
Con infinito amore Lorena.
Lorena registra anche alcune considerazioni a voce:
[…] Se io farò della mia vita una vita d’amore, vale la pena di vivere, se alzo gli occhi dalla triste realtà di un momento, vale la pena di vivere, se penso alla mia comunità e allo splendido cammino che stiamo facendo insieme, vale la pena di vivere! Sì, vale la pena di vivere una vita, fatta di imprevisti e di paura, fatta d’odio e d’amore, fatta di guerre e di pace, fatta di gioia, fatta di te, o Signore! Questa è la mia vita, queste tutte le mie incertezze, questi tutti i miei dubbi. Questa sono io, una ragazza di 16 anni, con tanta esperienza alle spalle, che i casi della vita hanno maturato forse troppo in fretta. Fino a tre anni fa la mia vita era un’esistenza che il mondo definisce normale! Poi è successo qualcosa, qualcosa che mi ha fatto capire quanto fossero futili tutte le cose che fino allora avevo fatto, qualcosa che mi ha fatto capire che c’è un Qualcuno più importante di tutto e di tutti, c’è il MIO DIO! Tre anni fa, a causa di un tumore, di un tumore osseo, mi è stata amputata la gamba sinistra. Questo è il fatto che io ritengo più importante, oltre che più felice, in tutta la mia vita. Da quel momento ho capito che non era gioia correre, che non era gioia saltare, che non era gioia in qualche modo imporsi ai danni degli altri. No, non era questo. Era gioia vivere con te, con te, Signore. Ho capito che la cosa più importante era vivere d’amore, vivere per amore, vivere con amore! Solo così, solo così si può cambiare il mondo amandolo per quello che è, amandolo come è. […]
Nel gennaio 1981 il tumore riappare al polmone sinistro con metastasi diffuse. I medici danno a Lorena tre mesi di vita, ma Lorena non si perde d’animo: scopre il vero senso della sofferenza e continua a sorridere alla vita, infondendo coraggio a chi gli sta accanto; non si chiude in se stessa, ma si apre alla carità, abbandonandosi con fiducia alla volontà di Dio; non fa pesare sugli altri la sua malattia e, sostenuta dalla preghiera e dai sacramenti, testimonia gioiosamente la fede tra i suoi coetanei.
Tutti rimangono colpiti dalla serenità con cui Lorena affronta la malattia.
Lorena vive intensamente gli ultimi tre mesi della sua vita terrena: vive le sofferenze come partecipazione alla croce di Cristo.
Il 3 aprile 1981, Lorena incontra “sorella morte”, a soli 16 anni.
L’8 aprile 2003, presso il Vicariato di Roma, si è chiusa la fase diocesana della causa di Beatificazione e il 20 maggio 2023 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Lorena veniva dichiarata Venerabile.
(fonte: https://www.santiebeati.it, https://www.causesanti.va/it.html, http://www.lorenadalessandro.org/)