MARCELLO VEZZANI: UNA VITA DI CORSA

Il disegno del Padre è Cristo, e noi in Lui. In definitiva, è Cristo che ama in noi, perché «la santità non è altro che la carità pienamente vissuta».[1] Pertanto, «la misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua».[2] Così, ciascun santo è un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza di Gesù Cristo e dona al suo popolo.

(Papa Francesco, GE 21)

 
Marcello Vezzani nasce il 13 luglio 1979 a Correggio (RE).

Ultimo di tre figli maschi, cresce in una famiglia cristiana unita, nella quale i rapporti tra i fratelli, e tra i figli e i genitori, sono vissuti alla luce della fede.

Marcello viene battezzato il 26 agosto e da quel giorno la Grazia di Dio inizia a formare la sua personalità e la sua esistenza.

Cresce nella comunità parrocchiale di Madonna di Fatima, dove si impegna come catechista, educatore e animatore, prestando un servizio costante e generoso.

Ancora bambino si iscrive all’Azione Cattolica e inizia a far parte della banda cittadina, diventando percussionista ufficiale; quando può porta i tamburi all’oratorio per insegnare ai bambini questo affascinante strumento.

Da adolescente, poi, inizia il suo servizio costante, premuroso e gioioso alla Casa della Carità: con gli ospiti trascorre i periodi di vacanza insieme e qualche volta ne porta alcuni all’oratorio o alla Messa della domenica.

Ragazzo dalla fede entusiasta, dalla bontà contagiosa, dalla generosità trasparente e dallo sguardo illuminato, Marcello “corre” sempre, desideroso di non perdere neanche un secondo di tutto ciò che vive: ogni impegno, dallo studio alla parrocchia, al servizio nella Casa della Carità e nella banda cittadina viene vissuto da Marcello con profonda passione e dedizione.

Per lui l’Eucarestia è tutto! Per questo fa di tutto per potersi nutrire del Pane della vita: quasi ogni sera, di ritorno dall’università, si ferma in chiesa per partecipare alla messa feriale.

Oltre alla parrocchia, Marcello è molto presente e attivo anche nella vita sociale del paese e non perde mai l’occasione per un confronto anche a livello politico dove, sempre con bontà e fermezza, interviene portando la propria testimonianza cristiana.

Con tutti Marcello è luminoso, solare e sorridente: un segno dell’amore di Dio. Sempre disponibile, quando c’è qualcosa da fare non si tira mai indietro, portando avanti con serietà ogni suo impegno.

Marcello è affascinato dal mondo, è innamorato della creazione: ogni cosa per lui è fonte di ammirazione e di stupore.

Coltiva molte amicizie, è amato e stimato da amici, compagni di studio e professori: per tutti quelli che incontra è un modello da imitare.

Giovedì 5 giugno 2003, Marcello lascia di corsa l’Università a Modena, perché deve suonare nella banda: ha finito con la sua professoressa la tesi di laurea e deve correre a casa per annunciare ai genitori la sorpresa: si laureerà a luglio! Ma un collasso lo stronca proprio davanti alla sede del 118 del Policlinico, a nulla vale il soccorso portato immediatamente: Marcello cade a terra stringendo al petto la sua tesi, ma è già in Paradiso! La corriera che da Modena sosta davanti a casa sua, questa volta non lo porta a casa.

Così Marcello è stato chiamato improvvisamente alla vita eterna, all’età di 23 anni. In quel giorno, la liturgia presentava queste parole di Gesù: “Padre, voglio che anche quelli che ci hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24).

Il 23 marzo 2005, alla presenza di familiari, parenti e amici, si è svolta, nell’Aula Magna del dipartimento di Chimica dell’Università di Modena, la cerimonia di proclamazione della laurea post mortem in onore di Marcello.

“[…] Quando prego devo partire dalla certezza che Dio è mio papà, che mi vuole bene, che vuole il mio bene e che mi porta a volte nell’attesa e nell’insistenza a maturare il bene. Se sono onesto e insistente nel chiedere, ma la mia preghiera tarda ad essere esaudita, il tempo dell’attesa mi fa maturare e mi accorgo se sto domandando una cosa non buona. Il Signore accoglie la mia lode ma come vuole Lui. Se non ho questo spirito la preghiera è soddisfazione di un mio capriccio. Bisogna chiedere con forza, con convinzione. Nel profondo di noi stessi, crediamo davvero che possano avvenire miracoli? Quante volte abbiamo toccato con mano che con fede si possono ottenere miracoli. Eppure quante volte noi con il nostro bisogno di sicurezze umane mandiamo all’aria la nostra fede. Sognare in grande vuol dire avere questa fede “impassibile” e osare nel domandare. Se avremo la fede del bimbo sicuro del suo papà, senza cercare guadagni personali, allora la preghiera potrà essere decisiva” (articolo scritto da Marcello per il bollettino parrocchiale).

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[1] BENEDETTO XVI, Catechesi nell’Udienza generale del 13 aprile 2011: Insegnamenti VII (2011), 451.
[2] Ibid.: 450.

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