SUSANNA RUFI: UNA VITA BREVE MA COMPIUTA

Così, sotto l’impulso della grazia divina, con tanti gesti andiamo costruendo quella figura di santità che Dio ha voluto per noi, ma non come esseri autosufficienti bensì «come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio» (1 Pt 4,10).

(Papa Francesco, GE 18)

 
Susanna Rufi nasce nel 1997.

Cresce in una famiglia poco pia e devota, ma molto unita dove ci si vuole bene e dove si impara a voler bene agli altri. Trascorre un’infanzia felice, sempre insieme alla sorella Margherita, di un anno e mezzo più giovane di lei. Ricorda Margherita: “Avevamo una sintonia perfetta. Io sapevo esattamente quasi tutto quello che pensava Susanna, e viceversa”. Entrambe portano nel cuore l’immagine di loro da grandi: mamme indaffarate con il lavoro e con la famiglia, ma sempre unite.

Susanna e Margherita condividono tutto: dalla camera ai vestiti, dalla musica ai viaggi, dalla scuola agli amici, e soprattutto condividono la stessa fede in Gesù. Ricorda ancora Margherita: “È stata proprio Susanna a spianarmi la strada della fede; come in qualsiasi prova della vita io percorrevo i suoi stessi passi, e non sbagliavo. Non mi sono pentita di averla scelta come mia madrina della cresima. Aveva il compito di accompagnarmi nel mio cammino di fede. Lo sta facendo e lo farà”.

Susanna è una ragazza solare, riservata, discreta, timida; non le piace apparire.

Ha una gran voglia di imparare, le piace studiare. Capisce che la scuola è un mezzo e non un fine. Il suo insegnante di Lettere ricorda: “Susanna aveva capito quello che è importante davvero nella vita. Quando mi ha portato i certificati per il credito formativo, sono rimasto colpito da quello che aveva dichiarato il parroco, non per il contenuto in sé, ma per il modo in cui parlava dell’attività di Susanna in parrocchia; mi è anche sorto il sospetto che fossero parole di circostanza, tanto erano pesanti nel modo di presentare Susanna; quel piccolo dubbio si è dissolto quando ho parlato al telefono con il parroco”. Anche il suo insegnante di Religione ricorda: “Parlava poco Susanna, perché amava più ascoltare, non perché non avesse cose importanti da dire, ma perché desiderava soprattutto apprendere, e apprendere bene, per poi dare. Era solita, inoltre, celare dentro il cuore i suoi sentimenti più intimi, mostrandosi ritrosa a comunicarli anche alle persone più care. Ed è per questo che mi meravigliai molto quando, un giorno, sorridendomi con la sua infinita dolcezza, mi confidò a bassa voce, quasi pentita che la sua voce osasse tanto, il suo amore verso Dio e verso il prossimo, ma anche la sua difficoltà a muoversi in un mondo religioso e laico che non riusciva a capire. La rimproverai bonariamente dicendole che la sua era una pretesa bella e buona, considerando il fatto che io, quarant’anni più grande di lei, non solo non capivo né il mondo laico e tanto meno quello religioso, ma che mi ero ormai arreso a cercare di capirli e che, tuttavia, stavo bene con me stesso perché Dio era la roccia su cui poggiavo la mia mente e il mio cuore affaticati, e le proposi di fare altrettanto. Le mie orecchie hanno racchiuso come in uno scrigno il suo “grazie, professore!” e nei miei occhi si è impresso, in maniera indelebile, il suo sorriso colmo di gratitudine e di affetto. E questo mi consola, mi consola molto. Perché se è vero che la mia fede mi porta a ritrovare Susanna fra le braccia del Dio di Cristo, un Dio veramente stupefacente che ci ha voluto fare dono, seppur per breve tempo, di una meravigliosa creatura come Susanna, allo stesso modo anche il mio cuore e la mia mente hanno di che consolarsi, perché in loro Susanna è ancora viva, è vivo il suo senso del dovere, la sua sete di giustizia, il suo amore verso Dio e verso il prossimo, e sono vive anche le sue parole, le sue piccole emozioni, le sue piccole confidenze appena accennate, ed è soprattutto vivo quel suo sorriso dolce e puro che continua, come soffio leggero, a dare benessere al mio cuore e alla mia mente”.

Ricorda una sua amica e compagna di liceo: “Di solito, per il primo giorno di scuola, i ragazzi tendono a vestirsi bene per dare una bella impressione. A maggior ragione il primo giorno di scuola del primo liceo, allora quarto ginnasio. Susanna invece portava questi sandali che non facevano che evidenziare la sua semplicità. Lei era un connubio di semplicità, di altruismo e di voglia di vivere. Solare, gioiosa. A scuola aiutava anche coloro che magari mantenevano con lei un’amicizia un po’ interessata per farsi aiutare. E questo lei lo sapeva, lo sapeva benissimo. Eppure li aiutava con la stessa passione con cui faceva con me”.

Il cammino di fede di Susanna è accompagnato da papa Francesco. In parrocchia sceglie di mettersi a servizio dei più piccoli come animatrice, ma non come catechista perché non si sente preparata, non si sente all’altezza: “Il catechismo è una cosa seria e io non mi sento molto catechista”. Inoltre, fa parte del coro e suona l’organo alla Messa della domenica.

Per Susanna, la preghiera preferita è la preghiera di lode, in particolare il Cantico delle Creature.

A Susanna il superfluo non interessa più di tanto, le basta l’essenziale. Ha l’impressione che il Creato sia stato fatto apposta per lei, ha un innato senso del bello che coltiva grazie agli studi classici, ai viaggi in giro per il mondo e alla musica. Spesso capita che musica, preghiera e poesia si fondano in una perfetta armonia. Per Susanna, nella vita non esistono il bianco e il nero, ma infinite sfumature di grigio.

In un tema fatto all’inizio dell’ultimo anno di liceo scrive: “Quel che maggiormente può giovare alla vita dell’uomo è il considerare sorella la morte, è il trattarla con familiarità, non agognarla ma accettarla quando essa si presenta. […] Non sappiamo cosa verrà dopo, e nessuno ce lo potrà mai dire ma la cosa migliore è avere sempre la speranza che qualcosa di bello ci attenda, sia che riguardi la sfera celeste, sia che riguardi la sfera razionale. […] vivere ogni istante della nostra vita come se fosse l’ultimo”.

Nel 2016, dopo aver superato con il massimo dei voti l’esame di maturità, Susanna, insieme all’immancabile sorella e al gruppo degli amici della parrocchia, inizia i preparativi per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù a Cracovia, dove finalmente vedrà il suo amato Papa Francesco.

Alla vigilia della partenza, Susanna è inquieta, agitata, ma si addormenta tranquilla. I giorni seguenti, vive tutto con grande entusiasmo, fino alla Messa conclusiva al Campus della Misericordia. Poco prima dell’Eucarestia Susanna ha un mancamento, ma si riprende subito. Forse ha preso un colpo di sole oppure è solo molto stanca.

Verso le otto di sera, in pullman, sulla strada del ritorno in Italia, Susanna sta male: ha mal di testa e un po’ di febbre. Presto la situazione peggiora: Susanna fa fatica ad aprire gli occhi e a parlare. Viene chiamata l’ambulanza e Susanna viene portata al pronto soccorso. Alle 2 di notte viene portata in un altro ospedale, in terapia intensiva. I medici dicono che forse si tratta di meningite. Nel frattempo, Margherita avvisa i genitori che prendono il primo aereo disponibile, alle 7 e 50. Ma non riescono ad arrivare in tempo, perché alle 8 e 37 il cuore di Susanna si ferma, dopo quattro tentativi di rianimarlo, mentre i suoi genitori sono in volo verso Vienna.

Un batterio aggressivo si è portato via Susanna, un batterio “nordico” secondo l’Istituto Superiore di Sanità. Questo significa che Susanna aveva appuntamento con la morte proprio a Cracovia.

Ricorda un amico di Susanna: “Nel viaggio di ritorno da Vienna ho trovato consolazione nel Vangelo di Marta e Maria, che più volte avevamo sentito nelle catechesi di Cracovia. In particolare c’è una frase: “Lei ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”; perché Susanna, come Maria, non amava affannarsi o spendersi più del necessario, evitando così il rischio di mettersi al centro dell’attenzione alla ricerca di elogi”.

Don Pino, il sacerdote che aveva accompagnato Susanna e gli altri ragazzi alla GMG, interviene al funerale dicendo: “Non avrei detto niente, ma per i ragazzi e Susanna sono qui. Davanti ai miei occhi vedo Susanna con il suo sorriso e con quella mano che saluta. Susanna, Angelo nostro, vorrei oggi ringraziarti per la testimonianza di vita che ci hai dato in questi pochi anni della tua vita. Vorrei ringraziare Dio per aver scelto me, e questo gruppo di cinquantadue ragazzi, due sacerdoti e una suora come compagni di viaggio, nel tuo ultimo tratto terreno, nella forma del pellegrino. Aspettavi la GMG da circa un anno, per seguire il tuo “papa preferito”, Francesco, il papa che amavi, e seguirlo insieme ai tuoi compagni nella fede. Susanna, tu sei l’angelo solare, l’angelo sorridente e silenzioso, ironico e sensibile, responsabile e sempre attenta all’altro, ragazza acqua e sapone, casa e chiesa, il sogno di tanti genitori. Amavi tanto la tua famiglia, amavi stare in parrocchia per servire, per stare con i bambini dell’oratorio. Mi dicevi che volevi testimoniare Gesù Cristo, perché tu, Susanna, ci credevi veramente, credevi nell’amore, nell’amore fraterno, a me sembravi una ragazza d’altri tempi. In questi giorni, il mio spirito si sta interrogando, i miei occhi sono rivolti al cielo, e penso a te che come una freccia sei passata dal “Campus della Misericordia” alla “Porta dell’eternità”; in questo tratto hai scelto noi e sappi che nei nostri cuori c’è una pace e una serenità che ci viene donata da Gesù Cristo. Sii sempre per noi la stellina sorridente, l’angelo posto nel cuore di Dio. Tu avevi capito che la vita non era un eterno vagare senza meta ma una freccia lanciata verso l’eternità… e come una freccia te ne sei andata trapassando il nostro cuore debole”.

Il padre di Susanna la ricorda così: “A parte l’iscrizione alla scuola guida, lei non ha lasciato niente in sospeso, né con noi, né con i suoi amici, né con i suoi doveri, né con i suoi impegni, compreso il suo tanto atteso pellegrinaggio, che ha portato a conclusione prima di addormentarsi nel pullman sulla strada del ritorno praticamente senza più svegliarsi. Certo, aveva davanti a sé tutta una vita, ma è vero pure che i diciotto anni, quasi diciannove, che ha vissuto lasciano un’impressione di compiutezza”.

Susanna riposa in tenuta da pellegrina: la maglietta della GMG e i pantaloncini macchiati del verde dell’erba di Cracovia. Tra le mani tiene il braccialetto giallo della GMG con su scritto JESUS, I TRUST IN YOU. Sulla sua tomba non ci sono solo fiori, ma anche tanti sassolini, lasciati dai suoi amici della GMG che sono tornati a casa senza di lei, ricordando quanto lei stessa, durante una visita al cimitero della sinagoga di Cracovia quattro giorni prima di morire, avesse apprezzato l’usanza ebraica di lasciare sassi sulle tombe.

(testi tratti dal libro L’alleluja di Susanna)

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Guarda la puntata di Bel tempo si spera sulla storia di Susanna.

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