Chi spera in Dio, non resta deluso

Il 2020 sarà ricordato, per la maggior parte delle persone, come l’anno del Coronavirus e per questo, per molti, forse, sarà un anno da dimenticare. Per me, invece, non sarà così. Certo, l’arrivo del virus ha scombussolato un po’ anche me ma, nonostante ciò, ho tre motivi per cui ricordare con gratitudine l’anno da poco passato.

Facciamo però un passo indietro. La prima volta che incontrai le Angeline fu nel 2011, quando avevo 23 anni. Allora le suore proponevano un corso dal titolo “Tu sei Santo”: tre giorni “per riscoprire la vocazione principale a cui Dio ti ha chiamato fin dal giorno del tuo battesimo: la Santità”, così c’era scritto sul volantino del corso. Mi incuriosì e decisi di partecipare. Risalgono a quel periodo, infatti, le prime domande importanti sul senso della mia vita: avevo sete di Dio e volevo capire qual era la mia vocazione, la mia missione in questo mondo. Avevo il desiderio di fare della mia vita un dono d’amore e stavo cercando di capire in quale modo il Signore mi chiamava ad esserlo.

Da quel corso, poi, ne seguirono altri, tanto che l’ambiente francescano e, in particolare, quello delle Suore Francescane Angeline mi divenne molto familiare. Tutte le volte che scendevo giù ad Assisi, era come se tornassi a casa.

Così gli anni passavano, la mia fede crebbe e iniziai a conoscere un Padre buono che mi amava così com’ero. Nel frattempo, lavoravo come impiegata in una ditta nel mio paese natale, Correggio, in provincia di Reggio Emilia. All’età di 25 anni decisi di prendermi un anno di aspettativa dal lavoro, perché quel desiderio di fare della mia vita un dono per qualcuno si stava facendo sempre più forte; in particolare, avevo una grande predilezione per i bambini. Per un anno intero mi dedicai al servizio dei più piccoli come volontaria in diverse associazioni. Contemporaneamente, avevo preso la decisione di farmi accompagnare nel mio cammino spirituale da un prete diocesano della mia zona.

Durante quell’anno di volontariato nacque in me il desiderio di consacrarmi al Signore, per cui intrapresi un cammino più specifico per quella vocazione. Varie vicissitudini mi portarono a incontrare e conoscere le Clarisse di Carpi (MO), e così il 2 febbraio 2015 entrai nel loro monastero come postulante. Credevo così di aver capito al 100% (o quasi) che quella era la mia strada, la mia vocazione, il mio modo di amare e di donare la vita.

Dopo quasi sei mesi, però, constatai che quella non era la strada che il Signore aveva pensato per me, e pertanto presi la decisione di uscire dal monastero e “ritornare nel mondo”. Non fu facile accettare quella “sconfitta”: pensavo di aver sbagliato tutto, di non aver capito niente… Invece, come capii più tardi, quell’esperienza era stata un dono per me, perché mi aveva dato la possibilità di conoscermi meglio e di fare maggior chiarezza sul disegno d’amore che il Padre aveva per me. Lui mi aveva lasciata libera di andare anche se quella non era la mia strada.

Successivamente all’uscita dal monastero, sentii il bisogno di una guida spirituale femminile e così chiesi a una suora angelina di accompagnarmi. Su suo consiglio, diedi ascolto a ciò che in quel momento abitava il mio cuore e feci la scelta di seguire quello che per diversi anni era stato uno dei miei più grandi desideri, ma al quale, per diverse ragioni, non avevo mai particolarmente dato ascolto fino a quel momento: lavorare con i bambini. Mi iscrissi così all’università a Scienze dell’Educazione. Avevo 27 anni ed erano passati otto anni dal diploma di maturità e pertanto ero piena di dubbi e di preoccupazioni, perché temevo di non farcela.

Ho ripreso così in mano la mia vita perché, nonostante quell’esperienza “andata male”, il desiderio di fare della mia vita qualcosa di grande non era per niente svanito, anzi! Durante gli anni dell’università, continuai a nutrire la mia fede, oltre che con la preghiera personale, anche attraverso i corsi dei frati del SOG e alcune esperienze con le Suore Angeline.

Con il passare del tempo, crebbe in me un altro grande desiderio, quello di avere un ragazzo, di vivere cioè una relazione di coppia, per poi sposarmi e avere una famiglia. Non fu proprio un desiderio nuovo, bensì un desiderio che tornò a bussare alla porta del mio cuore. Infatti, proprio in questi giorni, mentre scrivevo questa testimonianza, mi è capitata tra le mani una riflessione che feci a un ritiro spirituale nel 2010: grande è stata la sorpresa nel leggere che questo desiderio abitava già allora in me!

Negli anni seguenti questo desiderio aumentava sempre più di intensità, ma non ebbi la “fortuna” di concretizzarlo nel breve termine. Ero circondata da amiche e conoscenti che si sposavano e avevano dei bambini, e il mio essere ancora “da sola” causava in me tanta sofferenza e tristezza. Quando queste emozioni facevano capolino, trovavo conforto in questa frase di Santa Teresa di Lisieux: “Invece di sentirmi scoraggiata, mi sono detta: Dio non può ispirare desideri irrealizzabili […]” e nelle parole del Salmo 25: “Chi spera in Dio, non resta deluso”. Anche la preghiera e la Parola di Dio mi sono state di grande aiuto e conforto, e hanno fatto parte del mio cammino di allora e di oggi, insieme a Madre Chiara Ricci, la fondatrice delle Suore Angeline. Da lei, infatti, ho imparato l’abbandono fiducioso nel Padre, perché Dio sa quello che fa.

Arriviamo dunque all’inizio dell’anno 2020. Io ho 31 anni e mi manca un esame per finire l’università, e la tesi; da un mese, poi, sto uscendo con un ragazzo che ho conosciuto poco tempo prima al matrimonio di una mia amica. 

La prima grazia non tarda ad arrivare: il 6 gennaio io e Roberto cominciamo a camminare insieme come coppia. Dopo aver atteso a lungo, ma sempre con la speranza nel cuore, il mio desiderio di avere un ragazzo aveva trovato finalmente compimento!

Il secondo motivo per cui ricordo con gratitudine il 2020 arriva dopo sei mesi: alle 11.30 del 9 luglio mi laureo, con tanta soddisfazione per essere riuscita a concludere gli studi nonostante i timori iniziali. Come l’attesa di un ragazzo, anche il percorso universitario è stato lungo e a tratti faticoso, ma ne è valsa davvero la pena.

I mesi successivi alla laurea li dedico a inviare il mio curriculum alle scuole, ma i colloqui che faccio non vanno a buon fine. Finché a metà settembre vengo assunta in una scuola dell’infanzia del mio comune, a pochi chilometri da casa mia. E così, anche quell’altro desiderio che da tempo avevo nel cuore si concretizza: finalmente potevo fare l’insegnante! L’arrivo di un lavoro è stata dunque la terza grazia ricevuta.

Non posso pertanto che ringraziare il Signore per le meraviglie donatemi nell’anno passato, e chiedergli di continuare a operare nella mia vita e in quella di tanti altri giovani che sono in cammino per scoprire il senso profondo della loro esistenza.

Anche per questo, da qualche anno, insieme ad altre ragazze e ad alcune suore angeline, curo il blog dei giovani amici di Madre Chiara. In particolare, io mi occupo della pagina sui Santi, dove ogni mese presento la figura di un giovane che ha vissuto in pienezza la sua vita. È un modo per me questo per mettermi a servizio degli altri, per donare parte del mio tempo e della mia vita a qualcuno, perché da questi esempi di vita tutti possiamo trarne beneficio per percorrere il nostro personale cammino di santità, ognuno secondo la vocazione alla quale è stato chiamato.

Elisa

Bookmark the permalink.

Comments are closed.