UnNomeunaPromessa #2 – Tu sei chiamato

Cari giovani, bentornati! Eccoci al secondo appuntamento di questo percorso che ci condurrà a scoprire il senso e la bellezza del nome che ciascuno di noi ha ricevuto, Nome portatore di una Promessa di Vita piena.

Se hai accolto la proposta della volta scorsa, ti sarà diventato familiare il ritornello “Dio disse” – “E così avvenne”(Cfr. Gen 1); ad una parola di Dio corrisponde sempre un fatto, una creazione: Dio crea chiamando per nome! Ma allora questo significa che pronunciando il tuo nome Dio ti ha chiamato alla vita, ti ha donato esistere. Forse non ci pensi, o forse non ci credi fino in fondo che nome e vita non li hai ricevuti solo dai tuoi genitori… Eppure, se tu ascoltassi in profondità il tuo cuore, se ti spingessi con la tua sete di felicità nelle profondità del tuo cuore, sfioreresti il ​​tuo desiderio di infinito: ti scopriresti assetato di vita piena, vita che non finisce, vita eterna. E faresti un sussulto di gioia e stupore insieme… E sai bene che questo desiderio di infinito supera anche i tuoi genitori che, pur bravi e belli che siano, sono sempre e comunque limitati, finiti.

Sai perché desideri l’infinito, la vita piena, l’amore eterno? Perché da lì vieni: da un amore infinito, da un cuore che ti ama da sempre e che per sempre ti amerà: tu vieni da Dio! Lui ti ha chiamato per nome e ti ha chiamato alla vita, e il desiderio di infinito che ti abita ne è la prova! Come dice anche il ritornello di un canto ormai un po ‘datato:

Eccomi, Signore, mi hai chiamato:

da prima che io fossi

hai pronunciato il nome mio con amore.

Mi hai amato ed ora tu sai:

ardo del tuo desiderio.

Fame e sete ho di te, mio ​​signor,

non dimenticare il grido del tuo servo.

Sii tu la luce, la guida al mio cuor:

ardo del tuo desiderio.

(puoi ascoltare la canzone qui

Ecco che entra in gioco ora la parola vocazione : perché la vocazione, come l’ appello che si fa a scuola, sta all’inizio. Scrive Alessandro D’Avenia nel suo ultimo romanzo [1] :

«Se al verbo latino pello ,“ spingere ”, mescolo la preposizione ad- ,“ verso ”, do vita al composto AD-PELLO,“ spingere verso ”, ossia l’azione compiuta da una donna dà quando alla luce. APPELLO significa:

  • chiamare per nome una persona per accertarsi che sia presente;
  • invocazione, richiesta d’aiuto.

In entrambi i casi è presente una voce che definisce le condizioni di possibilità della vita umana […]

Concepire la tua vita come vocazione (dal latino “chiamata, invito”), come appello , significa prima di tutto comprendere che essa non è frutto di un caso, ma è risposta ad una chiamata, ad un invito. Allora puoi dire con forza: Io sono voluto, desiderato da Dio! Lui mi ha chiamato all’esistenza! Lui, niente di meno che Dio!

È il passaggio di consapevolezza che ha fatto anche Geremia [2] , il profeta:

Geremia 1,4-5

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni ».

Ma anche il popolo d’Israele:

Isaia 43,1

Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,

che ti ha plasmato, o Israele:

«Non temere, perché io ti ho riscattato,

ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni ».

 

Ed è il passaggio di consapevolezza a cui oggi sei chiamato tu, per poter dire:

«Sei tu, Signore, che hai formato i miei reni

e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.

Io ti rendo grazie:

hai fatto di me una meraviglia stupenda;

meravigliose sono le tue opere,

le riconosce pienamente l’anima mia.

Non ti erano nascoste le mie ossa

quando venivo formato nel segreto,

ricamato nelle profondità della terra ».

Se vuoi, in questo mese puoi farti accompagnare dal Salmo 139 da cui sono tratti i versetti precedenti, e chiedere la grazia a Dio di poterti riconoscere suo figlio, figlia sua.

SALMO 139

Signore, tu mi scruti e mi conosci,

tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
3  osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
4  La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
5  Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6  Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.
7  Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
8  Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
9  Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
10  anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11  Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
12  nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13  Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
14  Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
15  Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra
.
16  Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi;
erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati
quando ancora non ne esisteva uno.

[1] A. D’Avenia, L’Appello, Ed. Mondadori, 2020, p.36.

[2] A. D’Avenia, Geremia, https://www.youtube.com/watch?v=oN-6QsHd_eI

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