Caro giovane, siamo alla terza tappa del nostro percorso che ci porterà a scoprire il volto di Dio a partire dalle sue mani. La volta scorsa sei stato invitato a guardare alle mani creatrici di Dio per risalire al suo volto di Creatore, di Colui, cioè, che ti ha formato con le sue mani, proprio come le mani di un esperto vasaio plasmano un vaso di argilla. Io, tu, siamo opera meravigliosa delle mani di Dio!
Il tempo liturgico che stiamo vivendo, la Quaresima, ci mette davanti agli occhi un tratto specifico delle mani di Dio: l’essere mani forate, trafitte.
Se le mani di Dio nella creazione sono mani che agiscono, sulla croce le mani di Gesù, Dio fatto Uomo, sono mani che si lasciano fare: si lasciano prendere, si lasciano legare, si lasciano inchiodare alla croce dalle mani degli uomini. Quelle stesse mani che durante la sua esistenza terrena avevano giocato, pregato, lavorato il legno, accarezzato, abbracciato, benedetto i bambini, toccato e guarito tanti malati… ora, quelle stesse mani si lasciano ferire dai chiodi.
Ma non era il Figlio di Dio, l’Onnipotente? Colui che già aveva vinto la morte risuscitando l’amico Lazzaro? Tutta la forza che in tante occasioni si era sprigionata da quelle stesse mani, ora, dov’è finita? Nascosta ai nostri piccoli occhi, al nostro misero sguardo, è invece potentemente presente in quelle mani, perché è la forza di chi ama fino alla fine, di chi si consegna all’amato per salvarlo, di chi è disposto a morire per donare ancora più Amore e ancora più Vita.
Quelle mani forate rimangono lì nel corpo di Gesù anche dopo la sua risurrezione per dire a te e ad ogni uomo che nessun dolore, nessuna ferita della vita è luogo di solitudine, ma è già stato e continua ad essere abitato dal dolore di Dio e dalla sua potenza di risurrezione.
Nessuna vicenda umana è estranea al cuore di Dio, tanto più nessuna vicenda di dolore e di morte. E quante morti oggi, quante mani ferite, bucate da proiettili, quante vite spezzate dal delirio di onnipotenza…
E se davanti a quanto sta succedendo oggi in Ucraina, ma non solo, se davanti alle situazioni di dolore, di non senso, di ingiustizia che forse anche tu stai vivendo, la domanda che nasce nel cuore è “Dio, ma dove sei? Non fai niente?”, guardando alle mani forate di Gesù in Croce la risposta può giungere al tuo cuore: “Sono lì, in quelle vite spezzate. Sono qui, in questa tua ferita, in questo tuo dolore”.
Madre Chiara Ricci, fondatrice delle Suore Francescane Angeline, una volta scrisse ad una sua figlia e sorella: “Guarda il Crocifisso di frequente e poi medita le sue pene per cinque minuti: ciò farà tanto bene all’anima tua”. Vogliamo farti questo invito perché possa anche tu arrivare a dire: “Sì, Signore Dio, tu davvero sei l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Sempre! Nelle tue ferite ritrovo le mie e quelle di ogni fratello e sorella che soffre, che muore. Donami di crederlo!”.
Come lettura-preghiera per questo mese ti consegniamo il Salmo 22. Non ti far spaventare dalla lunghezza! Puoi anche suddividerlo in più parti, ma vai fino in fondo: ci sarà una Parola di Speranza per la tua vita.
E, per vivere insieme il passaggio dalla morte alla Vita, ti aspettiamo ad Assisi nei giorni del Triduo pasquale.
Buon cammino incontro alla Pasqua, incontro al Risorto!
Salmo 22
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!
Mio Dio, grido di giorno e non rispondi;
di notte, e non c’è tregua per me.
Eppure tu sei il Santo,
tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.
In te confidarono i nostri padri,
confidarono e tu li liberasti;
a te gridarono e furono salvati,
in te confidarono e non rimasero delusi.
Ma io sono un verme e non un uomo,
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai affidato al seno di mia madre.
Al mio nascere, a te fui consegnato;
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
Non stare lontano da me,
perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti.
Mi circondano tori numerosi,
mi accerchiano grossi tori di Basan.
Spalancano contro di me le loro fauci:
un leone che sbrana e ruggisce.
Io sono come acqua versata,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si scioglie in mezzo alle mie viscere.
Arido come un coccio è il mio vigore,
la mia lingua si è incollata al palato,
mi deponi su polvere di morte.
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Essi stanno a guardare e mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Libera dalla spada la mia vita,
dalle zampe del cane l’unico mio bene.
Salvami dalle fauci del leone
e dalle corna dei bufali.
Tu mi hai risposto!
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele;
perché egli non ha disprezzato
né disdegnato l’afflizione del povero,
il proprio volto non gli ha nascosto
ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.
Da te la mia lode nella grande assemblea;
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
Perché del Signore è il regno:
è lui che domina sui popoli!
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere;
ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».