SANDRA SABATTINI: LA FIDANZATA A SERVIZIO DEI POVERI

In fondo, la santità è vivere in unione con Lui i misteri della sua vita. Consiste nell’unirsi alla morte e risurrezione del Signore in modo unico e personale, nel morire e risorgere continuamente con Lui. Ma può anche implicare di riprodurre nella propria esistenza diversi aspetti della vita terrena di Gesù: la vita nascosta, la vita comunitaria, la vicinanza agli ultimi, la povertà e altre manifestazioni del suo donarsi per amore.

(Papa Francesco, GE 20)

 
Sandra Sabattini nasce il 19 agosto 1961 a Riccione.

Fin da bambina, Sandra è attratta dall’Infinito: spesso la si trova con una piccola coroncina del Rosario in mano o in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Dal carattere semplice e riservato, Sandra è dotata di una particolare sensibilità verso i più bisognosi.

A 10 anni inizia a scrivere un diario, in cui raccoglie pensieri e riflessioni personali. Comincia così il suo diario: “La vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte”.

A 12 anni conosce don Oreste Benzi e la Comunità Papa Giovanni XXIII. Due anni dopo partecipa ad una vacanza in montagna con alcuni disabili gravi e al ritorno confessa a sua madre: “Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai”. Inizia così, per Sandra, un cammino alla sequela di Gesù povero e servo, condividendo la sua vita con gli ultimi.

Gli anni dell’adolescenza sono costellati da domande sul senso della vita, sulla sua vocazione e sulla volontà di Dio per lei. Sandra vive tutto questo in unione con il Signore nella preghiera: “Se non faccio un’ora di preghiera al giorno non mi ricordo neanche di essere cristiana”.

Capisce che la sua felicità sta nell’amare il prossimo: “Adesso sento una grande gioia, una grande voglia di camminare su questa strada, ma quando l’impeto iniziale se ne andrà, sarà una gara dura. È per questo che è necessaria la preghiera, perché solo se la mia fede sarà veramente vera riuscirò a portare a termine quello che Tu vuoi da me, quello a cui Tu mi hai chiamato”.

“Non credo in Dio perché esiste; ma Dio esiste perché ci credo. Perché è stato Lui a darmi la fede. La ragione non serve per giungere a Dio”, scrive Sandra nel suo diario.

Sandra vive intensamente ogni cosa, certa che niente accada per caso e che il Signore le è sempre vicino: “La vita è lotta, dura e implacabile, e la lotta è tutto. Bisogna stringere i denti e affrontare la realtà, l’angoscia del nuovo, giorno per giorno, con la certezza però che Tu stai camminando insieme a me. […] perdere il gusto della lotta, vuol dire perdere il gusto della vita. […] La vita è un continuo morire, giorno dopo giorno; ma è anche un continuo rinascere nella Vita vera”.

Sandra è consapevole di avere anche tanti limiti e difetti: “Signore sento che Tu mi stai dando una mano per avvicinarmi a Te; mi dai la forza per fare un passo in avanti. Accettarti io vorrei, prima però devo sconfiggere me stessa, il mio orgoglio, le mie falsità. Non ho umiltà e non voglio riconoscerlo, mi lascio condizionare terribilmente dagli altri, ho paura di ciò che possono pensare di me. Sono incoerente, con una gran voglia di rivoluzionare il mondo, e che poi si lascia assoggettare da questo. Dio, mi sai accettare così come sono, piena di limiti, paure, speranze?”.

Sandra è piena di vitalità: “Che bello essere nati, vivere, poter vedere tutto quello che mi circonda; a volte nei momenti di sconforto la odiamo, ma la vita è più che degna di essere vissuta assieme al Signore”.

Nel febbraio 1978 Sandra conosce Guido, un ragazzo di due anni più grande di lei. Vivono il loro stare insieme in modo casto, alla luce della Parola di Dio e nel servizio al prossimo. Scrive Sandra nel suo diario: “Fidanzamento: qualcosa di integrante con la vocazione: ciò che vivo di disponibilità e d’amore nei confronti degli altri è ciò che vivo anche per Guido, sono due cose compenetrate, allo stesso livello, anche se con qualche diversità”.

“Non sono io che cerco Dio, ma è Dio che cerca me. Non c’è bisogno che io cerchi chissà quali argomentazioni per avvicinarmi a Dio. Le parole prima o poi finiscono e ti accorgi allora che non rimane che la contemplazione, l’adorazione, l’aspettare che Lui ti faccia capire ciò che vuole da te… Sento la contemplazione necessaria al mio incontro con Cristo povero”, scrive Sandra all’età di 17 anni.

Nel 1980 si iscrive alla facoltà di Medicina, desiderosa di diventare medico missionario in Africa. Sandra impiega così il suo tempo e le sue energie dividendosi tra studio, famiglia, lavoro e condivisione con i poveri, con i quali trascorre gran parte del tempo libero e delle vacanze estive. Da queste esperienze forti vissute con i disabili e i giovani tossicodipendenti, Sandra matura la scelta dell’essere povera come Gesù: “La mia gioia è stare con Te nei “poveri” perché è questa, son sicura, la mia vocazione”.

Sandra è convinta che amare è l’unica cosa importante: “A volte ci penso: ma il mio essere che senso ha? Ciò che conta è amare, non chiedere di più. E quelle poche volte che mi è capitato di farlo davvero, disinteressatamente, ho sentito sul serio la pace; e se Dio è amore, non può essere che pace infinita in tutti i sensi. […] ama ogni cosa che fai. Ama fino in fondo i minuti che vivi, che ti son concessi di vivere. Cerca di sentire la gioia del momento presente, qualunque sia, per non perdere mai la coincidenza. […] nel cuore di ciascuno ci sono tesori d’amore. La più grande disgrazia che ci possa capitare è di non essere utili a nessuno, è che la nostra vita non serve a niente. Vivere è saper amare”.

Il 27 aprile 1984 scrive nel suo diario: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono su cui il “Donatore” può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora”.

Appena due giorni dopo, il 29 aprile, mentre si reca ad un incontro della sua comunità Papa Giovanni XXIII, viene investita da una macchina, entra in coma e tre giorni dopo, il 2 maggio, muore a soli 22 anni.

Qualche tempo prima, meditando sul mistero della morte aveva scritto: “Che dire della morte? Paura, rassegnazione, accettazione? Boh! Di una cosa però sono convinta, che non è male ogni tanto rammentarci di essa, ricordarsi che: “polvere sei e polvere ritornerai”. Pensare a ciò ridimensiona un po’ le cose: il mio orgoglio, le mie inutili corse, lo sciupio indiscriminato del tempo, delle cose e delle gioie che m’hai dato. Mi umilia, in un certo senso, e nello stesso tempo mi sprona a non sprecare neanche un istante di questa mia esistenza. […] Aver paura della morte vuol dire non essere in pace con la vita”.

A pochi giorni dalla morte di Sandra, don Oreste Benzi esprime il desiderio di voler avviare la causa di beatificazione di Sandra: “Ci sono gli sposi santi, i genitori santi. Ma non sarebbe bello avere anche una fidanzata santa?”.

La fase diocesana del processo, avviata nel 2006, si è chiusa il 6 dicembre 2008. Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco ha promulgato il decreto riguardante la beatificazione di “Alessandra (Sandra) Sabattini, Laica”.

Sandra avrebbe dovuto essere beatificata il 14 giugno 2020 ma a causa dell’attuale emergenza sanitaria l’evento è stato rimandato al 24 ottobre 2021. Così Sandra sarà la prima fidanzata beata.

(testi tratti dal libro Sandra Sabattini. Il diario di Sandra)

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Guarda il docufilm sulla storia di Sandra Sabattini realizzato due anni fa da TV2000.

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