MATTEO FARINA: UNA VITA VISSUTA NELLA GIOIA E NELL’AMORE

Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché «questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo.

(Papa Francesco, GE 19)

 
Matteo Farina nasce il 19 settembre 1990.

Fin da subito si mostra un bambino solare, allegro, sorridente; impara presto a pregare e ad ascoltare la Parola di Dio. Frequenta il catechismo e la Messa domenicale con grande entusiasmo, desideroso di testimoniare la sua fede a tutti: familiari, amici, compagni di scuola e insegnanti.

La Prima Comunione lo sprona ad impegnarsi maggiormente nella vita di fede: si propone di partecipare alla Messa tutte le domeniche, di confessarsi e far visita al Santissimo Sacramento frequentemente, di recitare il Rosario tutti i giorni. Inizia anche ad avvertire il desiderio di farsi sacerdote.

Matteo eccelle a scuola, è impegnato nello sport e nutre una grande passione per il canto e la musica: ha sete di conoscere e di imparare, fa tutto con impegno e passione, dimostrando un grande amore per la vita come immenso dono di Dio.

All’età di 13 anni inizia il tempo della prova. Matteo comincia ad accusare forti mal di testa e alcuni disturbi alla vista che evidenziano una lesione cerebrale. Con i genitori si trasferisce ad Hannover in Germania dove si sottopone ad un intervento chirurgico che riesce bene. Tutto riprende nella normalità, anche se la sua vista rimane danneggiata. Ma Matteo non perde la sua gioia di vivere e il suo amore per Gesù. Al termine della degenza, Matteo scrive nel suo diario: “Spero di riuscire a conservare la gioia che ho adesso e donarla a chi ne ha bisogno. Nella vita bisogna sempre essere forti, cosa che penso di aver fatto. […] Abbattersi non giova a nulla, dobbiamo invece essere felici e dare sempre gioia. Più gioia diamo, più gli altri sono felici. Più gli altri sono felici, più siamo felici noi. […] Se è vero che la vita è come una scatola di cioccolatini perché non sai mai quello che ti capita, è anche vero che ognuno deve riuscire ad accettare il cioccolatino che gli è capitato. Non bisogna, però, cercare di ingoiare voracemente questo cioccolatino, perché si rischia di affogare; bisogna invece farlo sciogliere lentamente in bocca, anche se questo è amaro. L’importante è affrontare sempre tutto quello che la vita ci pone con un sorriso, pensando che, sebbene c’è chi sta meglio di noi, ci sarà sempre qualcuno che sta soffrendo molto più di noi. […] Il conforto di ognuno deve essere il fatto che la sofferenza è il distintivo di un’anima scelta da Dio. Ho potuto toccare con le mie stesse mani questa situazione e posso assicurarti che se riesci ad essere forte, farai stare bene chi ti sta accanto. Facendo stare bene chi ti sta accanto si rallegrerà l’aria e sarà più facile per te andare avanti. È tutto un giro particolare che alla fine porta sempre giovamento: ognuno di noi esce sempre rafforzato da esperienze del genere, e bisogna usare questa forza per andare avanti negli avvenimenti della vita. […] Ho capito veramente che nella vita non siamo soli e non lo saremo mai”.

Nel settembre 2004 inizia la scuola superiore, ma a gennaio deve assentarsi dalle lezioni per subire un intervento per l’asportazione di un tumore cerebrale, al quale seguono lunghi cicli di chemio e radioterapia. Per Matteo è un periodo difficile e di grande sofferenza, perché si trova lontano dalla scuola, dai suoi hobbies e dagli affetti. La fede è la sua àncora di salvezza: comincia a vedere la malattia come una prova da offrire al Signore; la ricerca di Dio e la preghiera prendono il primo posto nelle sue giornate trascorse in ospedale. Non cessa di testimoniare il Signore, facendo visita agli altri pazienti, confortandoli e aiutandoli ad affrontare con serenità la malattia.

Matteo sopporta e vive tutto con quella “perfetta letizia” propria di San Francesco.

Scrive Matteo nel suo diario: “Come mi piacerebbe vivere come hanno vissuto san Francesco e Padre Pio, ascoltando Cristo e compiendo la sua volontà in tutto: loro sì che sono esempi di amore! Quando penso a questi due santi, più che mai mi rendo conto che l’amore ti aiuta a guardare ogni cosa con occhi diversi. La vita è bella quando è vissuta nell’Amore!”.

Verso i 15 anni, quel desiderio di farsi sacerdote, avvertito qualche anno prima, si fa più forte, ma le sue condizioni di salute non gli permettono di entrare in Seminario.

A 17 anni, Matteo conosce Serena: iniziano un cammino insieme, fondato sui principi cristiani, tra gioie e sofferenze, dandosi sostegno e incoraggiamento a vicenda. Scrive Matteo in una delle sue riflessioni: “Essere decisi… quanto vorrei avere sempre questa capacità. E invece pensando al mio futuro vedo tanta incertezza e non sono capace di scegliere neanche le cose più semplici. Forse perché vorrei sempre fare la Tua Volontà, ma a volte non ci riesco, o forse perché ho paura di ciò che una mia scelta può comportare. Cosa vuoi da me Signore? Credevo che il sacerdozio fosse la mia strada, ma mi hai detto di aspettare; ho cercato allora l’amore, quello tra uomo e donna, per capire cosa significa… è un sentimento bellissimo… chissà come finirà questa storia… solo tu lo puoi sapere mio Signore… Spero solo di fare sempre la Tua Volontà. Ti amo mio Signore e mio Dio!”.

Matteo mette in pratica quel “amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”: si impegna con tutte le sue forze affinché i suoi compagni e amici arrivino ad amare Gesù, crea un fondo per le missioni africane del Mozambico, senza paura ammonisce i bestemmiatori invitandoli a scusarsi di fronte a Dio. Matteo ripete spesso: “Quando penso, dico o faccio qualcosa, lo faccio pensando a come lo avrebbe fatto Gesù…”.

Matteo ha un grande desiderio nel cuore: “Spero di riuscire a realizzare la mia missione di “infiltrato” tra i giovani, parlando loro di Dio (illuminato proprio da Lui) … osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore!”.

Matteo approfondisce sempre più la sua fede con la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, la lettura delle vite dei santi e delle encicliche papali. Nei suoi scritti ripete spesso: “Signore aiutami a capire cosa vuoi da me, voglio fare la Tua volontà, quello che vuoi Tu Signore e non ciò che voglio io…”.

Nel 2007 il tumore al cervello si ripresenta e Matteo subisce un altro intervento. Matteo sa che le sue possibilità di guarigione sono scarse, ma non esita a ripetere: “Dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma non nella tristezza della morte, bensì nella gioia di essere pronti all’incontro con il Signore!”. A ottobre 2008 le sue condizioni peggiorano ulteriormente e subisce altri tre interventi chirurgici nel giro di pochi mesi che gli provocano una semi paresi che lo costringe sulla sedia a rotelle.

Matteo è assistito premurosamente dalla sorella Erika, con la quale ha sempre avuto un rapporto speciale. Un giorno, mentre pregano insieme, Matteo le dice: “Sorridi Erika, possiamo pregare con gioia, i cristiani sorridono sempre, sorridi…!”.

Matteo, ormai paralizzato e privo della parola, offre la sua sofferenza per la conversione dei peccatori.

A fine marzo 2009 Matteo si aggrava e un mese dopo, il 24 aprile, all’età di 18 anni, termina la sua missione sulla terra.

Il 24 aprile 2017 Matteo viene proclamato “Servo di Dio” e il 5 maggio 2020 Papa Francesco lo dichiara “Venerabile”.

Numerose sono state le poesie che Matteo ha scritto durante gli anni della sua esistenza. Tra queste c’è “LA VITA”.

E poi un giorno la luce, il pianto,
non di sofferenza, ma quasi di commozione.
La mano di Dio su una nuova anima;
un altro progetto di amore di Nostro Signore.
Ed ecco una nuova vita inizia a camminare,
tra sassi ed erba, tra spine e rose;
ci saranno giorni in cui vorrai mollare tutto,
giorni in cui avresti preferito non esistere,
in cui scoprirai di aver scelto la cosa
sbagliata, credendo di non poter fare più niente.
No!
No, non arrenderti, affidati a Dio…
…Ed ecco che trovi l’amore, ritrovi la
vita e la speranza per chi come te ha
sofferto e soffre. Poi un giorno la malattia,
ti senti abbandonato ma, non è così.
Ritrovi ancora la forza in Lui;
così vivrai per tutta la tua vita,
tra alti e bassi, tra gioia e sofferenza,
tra grazia e peccato…
Un giorno un sottile velo ti riporterà al Creatore
e di nuovo il pianto, un pianto ancora di commozione
se avrai vissuto con Lui: inizia una nuova vita, quella vera.

 

Matteo Farina 

 (testi tratti dal libro Matteo Farina. Con gli occhi al Cielo…)

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