Abramo #8

AbramoContinuiamo a riflettere sulla figura di Abramo per vedere come la sua storia può parlare al nostro quotidiano…

 

Le riflessioni sono tratte da: P. Curtaz, Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore, San Paolo, 2016.

 
 
Leggi il testo del sacrificio di Isacco (trovi il brano in fondo alla pagina)

1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

 

Sacrificio di IsaccoChiunque tra noi, cari amici, sa che nella storia di Abramo c’è un fatto, un evento orrendo e osceno che lo reso famoso fino a noi. Una pagina che è tra le più incomprensibili della Bibbia, una pagina che ha commosso, sdegnato, irritato, turbato intere generazioni. Ci riferiamo al sacrificio di Isacco. L’idea di un dio tenebroso che chiede sacrifici inauditi e va temuto e rispettato è stata alimentata da questa pagina. Dio non ha chiesto forse ad Abramo di sacrificare Isacco? Non ha voluto che Gesù morisse in croce? Semplificazione orribile! Eppure sentita tante volte sulla bocca di sé-dicenti cristiani! Non è mai volontà di Dio che un figlio muoia! Il mistero della morte resta oscuro: Dio in Gesù non ce ne offre una spiegazione ma assume su di sé ogni sofferenza, salvandola.

Abramo nel racconto viene chiamato per due volte e risponde: “Eccomi!” Una risposta asciutta, evocativa, densa. La pronuncerà Maria, l’adolescente, la madre di Gesù. E arriva una richiesta, l’invito a uscire e andare sul monte. La prima volta Dio gli aveva chiesto di partire, di sacrificare il suo passato. Ora gli chiede di sacrificare il futuro. Assurdo! Il testo non racconta emozioni, ma solo fatti. E Abramo cammina tre giorni. Tre giorni per poter scegliere, per mettersi davanti alla decisione, tre giorni per camminare, tre notti per obbedire…solo il tempo ci fa capire se siamo credenti o no. Tre giorni di solitudine. Ci sono giorni nella vita che non sappiamo cosa fare, in cui il discernimento è faticoso.

Abramo e Isacco arrivano alla meta e tutto si consuma nel silenzio. Il coltello è alzato. Quando interviene Dio? Dio urla il nome di Abramo. E Abramo: “Eccomi!” Dio ha messo alla prova Abramo. Abramo lo rispetta. Dio ha scommesso, Abramo ha accettato. La scommessa per entrambi è vinta. Due vincitori, non succede quasi mai tra gli uomini. E poi Abramo torna, da solo, Isacco non è menzionato. Che significa? Abramo è cresciuto come credente, marito e ora come padre. Per ogni padre questo distacco è necessario quando i rapporti diventano morbosi. Abramo ha dovuto staccarsi da Terach, suo padre, ora è chiamato a staccarsi da suo figlio, a lasciarlo andare. Ha scoperto che non è sua proprietà, che non è merce di scambio, perché non è suo. È un passo enorme sulla consapevolezza di chi sia veramente l’essere umano!

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Ecco il brano del sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-19):

1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6 Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». 8 Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt’e due insieme; 9 così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12 L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e l’offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». 15 Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17 io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza s’impadronirà delle città dei nemici. 18 Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
19 Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.

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