La bellezza del pozzo nel deserto del Principe

La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio.  Sdegno per le cose come sono e coraggio per cambiarle

(Sant’Agostino)

Ciò che rende bello il deserto, disse il piccolo principe, è che da qualche parte nasconde un pozzo

(Antoine de Saint-Exupéry)

 

Piccolo Principe e la rosaBellezza e speranza hanno matrice comune. E come trovare personaggio migliore del Piccolo Principe che incarni una ricerca infinita e insaziabile di entrambe?

Il Piccolo Principe cerca la bellezza nell’invisibile, sa che si trova lì, ma sa anche che è l’invisibile a condurre all’essenziale. Sa quanto sia la sola speranza incandescente dentro di sé a condurlo alla bellezza essenziale delle cose. Dunque è proprio per mezzo dei simboli che compaiono nel Piccolo Principe che si può provare a sviscerare quella che è la bellezza della speranza e nello stesso tempo la speranza della bellezza.

Innanzitutto, la speranza è tensione. È lo slancio verso il di più, ricerca del meglio. E proprio in quanto ricerca, non è matematicamente certa. Bisogna accettare il rischio di farsi travolgere da lei. E di qui passa il primo simbolo da analizzare: la rosa. Quella del Piccolo Principe è molto vanitosa ed ha quattro spine che possono in modo del tutto gratuito fargli male. Eppure c’è da accettare il rischio di prendersene cura e amarla così come è. Questo perché sperare non è illusione, fuga dalla realtà, ma consapevolizzazione del rischio e coraggio di accettarlo solamente per il bello che possiede quella speranza in continua tensione (“Farsi primavera significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi Presenza significa accettare il rischio dell’Assenza”).

 

La speranza cristiana è una virtù umile e forte che ci sostiene e non ci fa mai annegare nelle tante difficoltà della vita.

(Papa Francesco)

 

La speranza è la più umile tra le virtù perché è semplice e diretta nel cuore di ogni uomo. Forse in effetti è grazie al fatto che il Principe è Piccolo che gli è possibile sperare davvero. “Piccolo” infatti rimanda non solo alla sua tenera età, ma soprattutto alla sua piccolezza di animo, capace di scrutare le cose belle e di amare ciò che è piccolo e semplice. Solo da qui è possibile svuotarsi del superfluo e fare spazio a quello sguardo nuovo che percepisce e discerne cosa davvero è indispensabile. Ciò che però colpisce del Piccolo Principe è la sua umanità, l’elemento che lo rende sempre così vivo e attuale nei decenni. È infatti nel deserto dell’umanità che il seme della speranza può crescere. Il Piccolo Principe ama il deserto, pensa che sia il posto più bello di tutti. Eppure sembra paradossale! Come fa un bimbo come lui ad amare così tanto un deserto? Il deserto nel Piccolo Principe non è solamente un luogo fisico, ma diviene il luogo dell’anima, il posto in cui il Principe va a fondo nelle cose, le comprende un pochino di più. Ed è proprio un pozzo a rendere questo posto cosi magico. Perché? Perché la fatica dello stare nel deserto viene sostenuta solo quando si scopre dov’è il pozzo (“Sollevai il secchio fino alle sue labbra. Lui bevve, con gli occhi chiusi. Era dolce come una festa. Quell’acqua era ben altro che un alimento. Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono”). Il pozzo rappresenta quell’essenziale che il principe cercava: in sé il pozzo racchiude la semplicità dell’acqua, la bellezza di ciò che disseta e l’arte di sperare, cioè quella tensione di averlo cercato e desiderato quel pozzo dissetante (“È assurdo cercare un posto, a casaccio, nell’immensità del deserto. Comunque ci mettemmo in marcia”). Ultimo degli elementi sono le stelle, laddove il Piccolo Principe si dirige quando termina il suo viaggio tra i pianeti. Le stelle sono silenziose e sembrano quasi ininfluenti nella vita degli uomini. Anzi, per i sapienti che il Principe ha incontrato durante il suo viaggio non sono altro che un problema. Eppure che mondo sarebbe senza quelle stelle che il cielo ci regala per ricordare che, nonostante tutto, c’è una stella luminosa per ogni uomo? Che anche la più piccola stella può fare luce nel buio, così come nel più grande dei deserti c’è sempre un pozzo ad aspettare che qualcuno arrivi? Allora, in tal caso, è proprio vero che i veri sapienti non si limitano solo allo studio delle stelle, ma le sanno ammirare. In silenzio. Scrutando in loro quella speranza di una piccola luce che accompagnerà sempre la vita di ogni uomo che è capace di apprezzarla. Guastandone la bellezza di ciò che, nel silenzio e nel piccolo, riesce a ricordare a ciascuno cosa realmente sia “ESSENZIALE”.

 

La speranza mai delude, perché? Perché è un dono che ci ha dato lo Spirito Santo. Ma Paolo ci dice che la speranza ha un nome. La speranza è Gesù.

(Papa Francesco)

 

Chiara De Luca

Bookmark the permalink.

Comments are closed.