La bellezza dell’invisibile

La SPERANZA vede l’invisibile, tocca l’intangibile e raggiunge l’impossibile.

(Anonimo)

 

Tramonto raggi di soleL’INVISIBILE. È curioso constatare come ciò che è bello sia spesso astratto. Il motivo potrebbe essere che, in un mondo dove il senso privilegiato è la vista, paradossalmente appare più evidente la bellezza celata dietro a ciò che visibile non è. La bellezza dell’astratto, infatti, risiede nel fascino dell’individualità: solo davanti a ciò che è astratto nasce l’individualità di chi ne contempla la bellezza.

La fede viene dall’ascolto

(San Paolo)

La musica può nominare l’innominabile e comunicare l’inconoscibile

(L. Bernstein, compositore, pianista e direttore d’orchestra)

 

Il linguaggio universale della musica, del tutto invisibile agli occhi, concorre a rendere questa l’arte astratta per eccellenza. In particolare è la musica classica quell’arte che meglio manifesta il desiderio dell’uomo di voler cercare se stesso in quella bellezza che può descrivere il tutto, pur non descrivendo nulla. Il brano consigliato (Mussorgsky – “Promenade” tratto da “Picture at an Exibition”) è la prova del desiderio, quasi del bisogno, di rendere astratto il visibile, perché l’astrattezza parla molto meglio ad cuore di ogni uomo. Infatti il compositore in questione tentò l’impresa di mettere in note una mostra di quadri, riuscendoci indiscutibilmente bene. Ciò potrebbe anche essere la metafora di come la bellezza sia contagiosa, al punto tale che la bellezza di un quadro ha generato la bellezza del suono. La scelta di questo brano è dovuta alle sue sonorità che, in questo tempo pasquale, molto rimandano al concetto di rinascita, di speranza, di solennità. Non c’è altro da aggiungere a riguardo: la musica non va né spiegata né capita, va solamente ascoltata. Anzi, non va nemmeno ascoltata, va propriamente sentita, percepita con tutte le sue sfumature, con la consapevolezza che ogni sensazione che trasmette a ciascuno sia quella sfumatura della bellezza che ha unito in sé il compositore, l’ascoltatore e la bellezza stessa.

Avrò abbastanza musica in me per non sparire mai? […] È perduto chi non ha più lacrime per la musica, perché la musica accorda il dono delle lacrime, questo supremo favore di Dio allo spirito, che trionfa sull’inaridimento dell’anima

(E. Cioran)

 

La musica ha in sé la speranza del vivo e dell’umano, perché accomuna gli uomini pur diversificandone le anime e i sentimenti fino all’ultima sfumatura. È da ciò che appare evidente con dietro tutta questa bellezza invisibile ci sia nascosto il segno di Dio. Uno scrittore agnostico, Emil Cioran, parlando di musica, arrivò persino ad affermare che

Quando voi ascoltate Bach vedete nascere Dio, la sua opera è generatrice di divinità. Dopo un oratorio, una cantata o una Passione, Dio deve esistere… Pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell’esistenza di Dio, dimenticando la sola!

Caratteristica importante è che la musica educa persino al silenzio. Potremmo addirittura considerare il silenzio come la preziosa cornice di un brano o, viceversa, anche come il quadro stesso di cui la musica né è la cornice che lo impreziosisce. Nel brano di Mussorgsky tutto ciò appare evidente: la conclusione della musica è immediata, determinata, quasi un salto nel vuoto del silenzio. Il brano va in un crescendo che quasi simula l’innalzamento dell’anima, una rinascita forte e determinata, ma all’improvviso giunge il silenzio. Bisognerebbe porre attenzione prima ai silenzi della musica, poi alla musica.

 Ma quindi se la musica aiuta ad ascoltare e ascoltarsi, se aiuta a comunicare e a comunicarsi, se è il mezzo privilegiato per parlare al Cielo, non dovrebbe essere quasi un dovere ascoltarla, sentirla, percepirla davvero?

BUON ASCOLTO DELL’ASSOLUTO!

 

Non vi è nulla di più sublime che avvicinarsi a Dio più che agli uomini e di qui estendere all’umanità intera i raggi della divinità

(L. V Beethoven)

 

Chiara De Luca

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