La notte è luminosa come il giorno

Bentornati a tutti in questa rubrica sui Centenari francescani!

È da un po’ che ci stiamo soffermando sul centenario delle stimmate, festeggiato l’anno scorso nel mese di settembre. Questo mese, però, questo appuntamento ha una tonalità tutta particolare, in quanto abbiamo da poco celebrato la Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico, centro della nostra fede e memoriale di quello che Francesco ha poi ricevuto in dono sul suo stesso corpo: la Passione, morte e Resurrezione del Signore Gesù.

Come negli ultimi mesi, anche questa volta ci soffermeremo su uno dei tanti attributi che il Santo di Assisi attribuisce al Signore nella preghiera de Le Lodi di Dio Altissimo. In questo mese così bello, e in questo periodo di festa e di lode, ci soffermeremo su Tu sei Bellezza. E allora, lasciamo parlare Mariapia, che condivide con noi una piccola riflessione:

“«Tu sei bellezza» con queste parole Francesco si rivolge al Padre. É proprio la bellezza una delle forme con cui il Padre si è manifestato a lui attraendolo sempre di più a sé e rinnovando il suo sguardo e il suo cuore come accadde con l’esperienza dei lebbrosi. I luoghi in cui si manifesta molto spesso non sono quelli dove lo cerchiamo, ma come può uno sguardo distratto o malato riconoscere la luce e abituarsi ad essa? Ecco che una risposta a questa domanda viene proprio dall’esperienza di Francesco: dobbiamo avere il coraggio di rivolgere lo sguardo altrove per scorgere la bellezza autentica, scoprendo che non si tratta di una mera forma contemplativa ma concreta, viva e generativa.

Uno dei luoghi in cui la bellezza del Signore si esprime pienamente è la nostra interiorità. «Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori» Come narra S. Agostino nelle Confessioni: la nostra interiorità è una strada che conduce proprio a questa bellezza autentica ed è luogo di incontro con il Padre.  Lasciare spazio alla sua presenza nel nostro cuore non è cosa facile nella vita di tutti i giorni, ma solo così possiamo rinnovare il nostro sguardo su di noi e sul resto del mondo, scoprendo di avere da sempre posseduto il dono della grazia di amare come il Padre, nonostante i nostri limiti. Concludo questa breve riflessione, augurando a tutti i lettori il coraggio di volgere lo sguardo lì dove non si vuole e lasciare che sia il Signore a rilevarne la vera bellezza.

Mariapia

Proprio così, la bellezza del Signore c’è, non è un qualcosa che un giorno arriverà, né un concetto tanto bello quanto distante da noi. C’è in tutto ciò che viviamo, persino lì dove noi sperimentiamo l’amarezza, come Francesco con i lebbrosi. Infatti, è proprio lì, in ciò che gli sapeva brutto e insopportabile vedere, che il poverello di Assisi, cambiando il suo sguardo, incontra il suo Dio, e ciò che gli sapeva amaro gli fu trasformato in dolcezza e bellezza. Lui, il Signore, il più bello tra i figli dell’uomo, creando il mondo ha lasciato la Sua impronta di Luce, Vita e Bellezza in ogni cosa, bisogna solo imparare a riconoscerla. Ma noi crediamo a questa notizia tanto bella quanto, a volte, lontana da ciò che viviamo?

Come dice il Vangelo che abbiamo ascoltato durante la Veglia di questa Pasqua da poco trascorsa (Lc 24, 1-12), a volte crediamo di più alla morte che alla Bellezza che si cela in ogni cosa, e andiamo dal Signore con gli oli della sepoltura, perché in fondo gli vogliamo bene, ma la sua buona notizia è troppo distante da quello che viviamo per crederci. E allora, che questa Pasqua possa essere per noi la riscoperta di questa Bellezza che va oltre ogni morte. Buona notizia sconvolgente, ricca di Luce… e di Vita. Una Bellezza che si chiama Resurrezione.

Emma

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.