La gioia della Speranza

Cristo, mia speranza, è risorto!

Sequenza pasquale “Victimae paschalis”

 

 

Un papa preso “quasi alla fine del mondo” (come si è definito lui stesso). E quel mondo lo ha percorso davvero in lungo e in largo, fino alle periferie più dimenticate, per portare un unico messaggio: nessun uomo è solo! Nessuno è dimenticato da Dio e per nessuno è precluso il perdono. Papa Francesco è stato voce, sguardi, gesti di un Dio che mai si stanca di ricordare all’uomo quanto grande è il suo amore e la sua misericordia.

 

In questi anni, con tanta delicatezza e semplicità, papa Francesco ha incarnato quella Parola di Dio che è capace di ridonare la speranza proprio nei tempi e nei luoghi in cui non sembra esserci uno spiraglio di luce.

Ma non solo! Ha anche abitato la nostra quotidianità: la quotidianità di giovani, adulti, anziani, bambini,… che in lui hanno riconosciuto una parola “autorevole”, in grado di dare senso alle pieghe della nostra storia. La sua voce è risuonata forte nella vita di tanti di noi che si sono sentiti interpellati in prima persona, chiamati a compiere passi di novità, a riprendere in mano le proprie scelte, a scrutare il presente per costruire un futuro migliore!

Alcuni giovani ci raccontano tutto questo:

 

Sono tanti i segni con cui la testimonianza di papa Francesco ha parlato alla mia vita, e che hanno portato novità e speranza per me rispetto alle logiche che il mondo propone.

Mi ha insegnato che la gentilezza può essere più incisiva e decisiva dell’arroganza; che di fronte a chi impone le proprie ragioni con prepotenza e violenza, si possono proporre gesti di pace; che dove la società ci vuole infallibili e prevaricatori, possiamo farci servi umili ed essere fratelli prossimi per gli ultimi; che siamo chiamati continuamente a “scomodarci” dalle nostre certezze e chiusure per andare incontro alle fragilità nostre e degli altri, ed avere su di esse lo stesso sguardo d’amore di Cristo.

Mi ha mostrato il volto di un Dio vicino e misericordioso, che non guarda alle nostre mancanze (anzi, “non si stanca mai di perdonarci”), ma ci chiede di seguirlo e testimoniarlo con coraggio, umiltà e fedeltà, come ha fatto papa Francesco.

Roberta

 

Papa Francesco mi ha lasciato un insegnamento importante: che la carta d’identità non conta nulla per essere così aperti e moderni; mi ha insegnato come si possa essere inevitabilmente “famosi” ma allo stesso tempo così umili, vicini agli ultimi ma per davvero. Un’esistenza estremamente semplice ma forte e concreta.

Chiara

 

 

Questo papa ha lasciato una profonda impronta nella nostra terra, nella storia e nella mia anima. Non un’impronta come le tante che vengono studiate e misurate per rendere l’idea di quanto l’uomo stia calpestando il creato (quello naturale come quello umano), ma piuttosto un’impronta di semplicità, cura, accoglienza, praticità, ascolto e benedizione, che mi hanno spronato ad essere un cristiano che ragionasse secondo i principi dell’ecologia integrale. Un’ecologia che mette l’uomo ed il creato al centro solo nella misura in cui essi si riconoscono come immagine di quel Dio che li ha creati e amati fino alla fine. Bergoglio è stato il papa che, voce degli ultimi, si è fatto amplificatore di quel messaggio di amore che Cristo affidò proprio agli ultimi perché fossero i migliori araldi del suo pacifico regno. In sintesi, di questo papa mi rimarrà quello che lui ha voluto essere per noi e che, stando al suo testamento vorrà rimanere per sempre: Francesco.

Alberto

 

 

Il segno di speranza e di novità che Papa Francesco ha lasciato nella mia vita è stato l’invito a essere parte di una “Chiesa in uscita”.

Attraverso i suoi gesti e le sue parole ho sentito, in modo profondo, che la fede non è qualcosa da custodire solo dentro le chiese, ma da vivere ogni giorno, “in mezzo alla strada”, accanto a chi è fragile, stanco, dimenticato.

Questo messaggio mi ha toccata nel profondo. Se la Chiesa può uscire dai suoi palazzi, allora anch’io posso uscire dalle mie paure, dai silenzi che spesso mi impone il giudizio degli altri. Posso aprirmi, accogliere e lasciarmi accogliere.

Papa Francesco, con la sua testimonianza semplice e radicale, mi ha ricordato che si può sempre ricominciare, che la speranza si rinnova ogni volta che scegliamo l’amore. E questo per me è un dono prezioso, che custodisco nel cuore.

Ludovica

 

 

In questa giornata in cui non solo la Chiesa, ma il mondo intero, si è riunito per dare l’ultimo saluto a papa Francesco, vogliamo far riecheggiare le sue parole che, ancora una volta, aprono i nostri cuori alla gioia della Speranza:

 

La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, come evidenzia saggiamente il titolo, perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per questo motivo che è un inizio “nuovo”, perché vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente: l’eternità.

(prefazione che Papa Francesco aveva scritto il 7 febbraio scorso per il libro del cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, intitolato “Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia”).

 

 

Foto estratte dal sito https://www.vaticannews.va/it.html

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