EMANUELE MARIA MARCHETTI: UN ANGELO SULLA TERRA

Nei processi di beatificazione e canonizzazione sono presi in considerazione i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli.

(Papa Francesco, GE 5)

Dopo 8 anni di attesa, finalmente il 13 febbraio del 1990 nasce Emanuele Maria, da subito considerato un dono del Cielo. Fin da piccolo ha ascoltato la Parola di Dio, la madre infatti ogni sera gli leggeva un passo del Vangelo e lui con interesse faceva una piccola risonanza sulla Parola. In occasione della Prima Comunione, subito dopo la prima confessione, dice ai genitori: “Sono felice, nel cuore sento tanta gioia”.

Emanuele cresce, da adolescente è pieno di impegni, frequenta il Liceo Scientifico ed è appassionato di musica. È amante dello sport, gioca nell’ASD Giovanile Chieti e frequenta la Comunità Neocatecumenale nella sua parrocchia.

È un ragazzo scherzoso, con pregi e difetti, ma con un cuore profondo mite, disponibile e umano, al punto da sacrificare tutto di sé per aiutare il prossimo; come qualcuno l’ha definito: “Lele è sempre stato un angelo”.

Durante l’incontro con Kiko, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, nella GMG di Colonia, sceglie di iniziare un percorso di discernimento presso il Centro Vocazionale. Tra combattimenti e dubbi, dopo due anni di percorso, si sente chiamato al Matrimonio cristiano e nel 2007 a Loreto conosce Jessica, che diviene presto la sua fidanzata.

Emanuele ha tanta cura di Jessica, rispetta i suoi genitori, e spesso le ricorda: “Devi lasciare le tue sicurezze perché non è diplomandoti con 100 che avrai la Vita Piena!”

Terminato il liceo, dice a Jessica: “Ho deciso, voglio fare Scienze Infermieristiche, così posso aiutare gli ammalati. E poi potrei avere subito un lavoro, così possiamo sposarci “. 

Nel cuore di Emanuele cresce il desiderio di fare la volontà di Dio, desiderio che lo accompagna anche nei momenti più difficili. Inizia a frequentare l’università e il tirocinio, testimoniando senza timore la sua fede a colleghi e professori. Con gioia e dedizione si prende cura dei pazienti, soprattutto dei casi più complessi, come quello di Gabriele, con un piede diabetico, che nessun infermiere vuole medicare. Il 7 giugno 2009, dopo il tirocinio, confida a Jessica di avere un dolore dietro il ginocchio sinistro. La prima risonanza non mostra nulla di strano ma i dolori continuano. Con altri controlli si intravede una neoformazione, ed Emanuele inizia già ad assumere la morfina. A Milano, nell’agosto del 2009 viene definita la diagnosi: Sarcoma di Ewing di IV grado plurimetastatico a fegato, polmoni, costole, parte del bacino.

La diagnosi infausta sconvolge tutti. Viene subito programmata la chemioterapia e la dottoressa gli spiega tutti gli effetti collaterali, tra cui l’infertilità, proponendogli di congelare il liquido seminale, così da poter iniziare in futuro una fecondazione artificiale. Emanuele si rifiuta: “No, preferisco lasciar fare alla Provvidenza”, e poi confida a Jessica: “Per me fare un figlio è una “liturgia” e non posso pensare di concepire un figlio in provetta”.

Ritorna a Chieti e inizia la chemio, seguita dalla radioterapia. La malattia e i farmaci gli causano dolori atroci e innumerevoli effetti collaterali. Emanuele non si lamenta, non fa pesare nulla a chi gli è accanto, anzi è lui ad incoraggiare tutti. Presto comprende che non riuscirà a sposarsi, ma è pronto a fare la Volontà del Padre. Nonostante i suoi sforzi per condurre una vita normale, spesso è costretto a restare a casa.

Poco prima di aggravarsi, durante la Celebrazione dell’unzione degli infermi dice ai presenti: “…mi sta spogliando da tutte le mie sicurezze facendomi vedere che solo Lui basta. Ho sempre amato giocare a calcio, ora non posso, a 19 anni mi trovo costretto a letto con dolori atroci e nemmeno le medicine mi fanno effetto, Jessica lo sa perché sta ai piedi del letto e non può far nulla; non ho mai amato la scuola, ma dopo aver iniziato Scienze Infermieristiche ho sentito un forte amore per questa vocazione; ora non posso andare a fare tirocinio né seguire le lezioni; ho sempre avuto un bel fisico e mi sono sempre amato, il Signore mi ha messo in umiltà. Oggi davanti a voi sono senza capelli, debole ma forte! Io sono certo che questo cancro ha un senso, per mia madre, mio ​​padre, per Jessica, mio ​​fratello, mia sorella… per tutti! Quindi che questa sofferenza non è inutile, non maledico Dio perché mi fa vedere il suo amore. Mio padre e mia zia non si parlavano da 15 anni, grazie a questo cancro si sono riconciliati e ora mia zia è qui. Io, oggi sono nudo… sono sempre stato il dio della mia vita, e ora il Signore mi sta facendo capire che Lui è l’unico”.

Emanuele Maria muore in ospedale l’8 dicembre 2009, accompagnato dalle preghiere di amici e parenti che hanno riempito l’intero reparto.

La signora Melania, infermiera, ha commentato: “Sono tanti anni che lavoro in ospedale, una morte così non l’ho mai vista!”

Jessica racconta: “Il funerale è stato un Matrimonio. Ho scelto gli stessi canti che avevamo scelto per le nozze. […] Non è stato un funerale, è stata una Pasqua!”

Isacco, amico d’infanzia: “Lele mi ha fatto capire, dopo 19 anni di vita in una famiglia cristiana, che Dio esiste! Mi ha tolto ogni minimo dubbio. Come può qualcuno non credere davanti a una testimonianza come quella di Lele?”

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Guarda la puntata di Nel cuore dei giorni sulla vita di Emanuele.

 

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